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  • Lunedì 30 dicembre 2013

Chi organizza gli attentati in Russia

I separatisti ceceni, sospetta il governo russo: sono guidati da Doku Umarov, ribelle vicino ad al Qaida che vuole sabotare i Giochi invernali di Soči

FILE - In this Friday, May 4, 2012 file photo a police officer guards the site of a powerful explosion on the outskirts of Makhachkala, southern Russia. The lower house of Russian parliament on Friday approved new legislation that toughens punishment for terrorism and requires terrorists' relatives to pay for the damages caused in attacks. The document comes as Russia is preparing to host the Winter Olympics in Sochi in February amid concerns about security threats posed by an Islamic insurgency that has raged across the North Caucasus region. (AP Photo/Abdula Magomedov, NewsTeam, File)
FILE - In this Friday, May 4, 2012 file photo a police officer guards the site of a powerful explosion on the outskirts of Makhachkala, southern Russia. The lower house of Russian parliament on Friday approved new legislation that toughens punishment for terrorism and requires terrorists' relatives to pay for the damages caused in attacks. The document comes as Russia is preparing to host the Winter Olympics in Sochi in February amid concerns about security threats posed by an Islamic insurgency that has raged across the North Caucasus region. (AP Photo/Abdula Magomedov, NewsTeam, File)

Nella mattina di lunedì 30 dicembre un attacco suicida compiuto a bordo di un filobus a Volgograd, in Russia, ha provocato la morte di almeno 14 persone. Il giorno prima un’altra esplosione all’interno della stazione ferroviaria cittadina aveva causato 17 morti. E il 21 ottobre scorso, l’attacco suicida di una donna proveniente dal Daghestan aveva provocato la morte di altre sei persone nell’esplosione di un autobus pubblico di linea, sempre a Volgograd. I tre attentati, compiuti in poco più di due mesi, non sono stati rivendicati esplicitamente: le autorità russe hanno però parlato di “terrorismo islamico” del movimento separatista e di resistenza del nord del Caucaso – regione della Russia meridionale formata da 7 entità federali diverse – che da molti anni sta portando avanti una serie di attacchi terroristici in diverse zone della Russia, con lo scopo di staccarsi dal governo centrale di Mosca.

Olimpiadi invernali
Oltre alle implicazioni per la stabilità della regione – il conflitto che si è sviluppato tra repubbliche autonome del Caucaso e Russia è stato definito dall’organizzazione non governativa International Crisis Group come «il più violento di oggi in Europa» – le violenze di questi ultimi mesi stanno preoccupando molto l’intera comunità internazionale: dal 7 al 23 febbraio si terranno infatti a Soči, in Russia e non troppo distante dal nord del Caucaso, i Giochi olimpici invernali. La prossimità di Soči con l’instabile regione del Caucaso ha spinto negli ultimi mesi il presidente russo Vladimir Putin a rafforzare le misure di sicurezza locali per prevenire possibili azioni terroristiche di gruppi autonomisti e islamisti: il livello dell’allerta si è alzato ulteriormente lo scorso giugno, quando il leader più importante e influente del movimento islamista del Nord del Caucaso, Doku Umarov, ha diffuso un video per chiedere ai suoi seguaci di usare il “massimo della forza” per assicurarsi che a febbraio non ci saranno le condizioni di sicurezza necessarie affinché si tengano i Giochi invernali.

Doku Umarov
La regione del nord del Caucaso, che comprende diverse repubbliche autonome che si trovano sotto la sovranità della Federazione Russa (tra queste il Daghestan e la Cecenia), è da circa venti anni attraversata dall’azione di gruppi armati che chiedono l’indipendenza dal governo centrale di Mosca. Doku Umarov, signore della guerra ceceno e uno dei ribelli più ricercati di tutta la Russia, è stato indicato dalle autorità come il principale responsabile degli attacchi terroristici più violenti e mortali degli ultimi anni, tra cui quello che uccise 36 persone all’aeroporto di Mosca nel 2011, altri due attentati quasi simultanei che uccisero 39 persone nella metropolitana di Mosca nel 2010, e quello che uccise 26 persone su un treno da Mosca a San Pietroburgo nel novembre del 2009.

Umarov ha partecipato ad entrambe le guerre che i ribelli ceceni hanno combattuto contro i russi (1994-1996, 1999-2009) e ha ricoperto l’incarico di ministro della Sicurezza della Cecenia nei tre anni in cui il paese è rimasto indipendente (1996-1999). Nel 2002 Umarov è diventato il comandante del “fronte sud-occidentale” delle forze ribelli armate, con circa 1000 miliziani sotto il suo comando: è stato accusato negli anni seguenti di essere coinvolto in diversi attacchi terroristici, tra cui quello alla scuola di Beslan, in Ossezia del Nord, del settembre del 2004, quando un gruppo di separatisti ceceni tenne in ostaggio 1200 persone, in gran parte bambini, per 52 ore: durante l’assedio e nel disordinato assalto delle forze speciali russe morirono 385 persone, in quello che è considerato il più grave attacco terroristico mai avvenuto in Russia e il secondo più grave nella storia moderna.

Nel 2007 Umarov si è autoproclamato “Emiro del Caucaso”, dopo che nei due anni precedenti erano morti o stati catturati alcuni importanti leader ceceni dell’insurrezione armata: ha descritto i paesi occidentali come nemici di tutti i musulmani e ha annunciato la sua intenzione di istituire la shari’a (la legge di Dio secondo il Corano) su tutta la regione. Sempre nel 2007 Umarov ha legato il suo movimento ad al Qaida (il suo emirato è diventato il primo gruppo caucasico con espressa affiliazione ai qaedisti): secondo diversi analisti questa mossa ha spinto il movimento separatista ceceno a orientarsi verso il fondamentalismo, sotto la spinta di membri non-ceceni che sono finiti nel gruppo di Umarov.

Nel corso degli ultimi anni Umarov è stato dato per morto diverse volte dai servizi di intelligence russi. Le attività del suo gruppo, hanno scritto alcuni analisti, si sono diffuse anche al di fuori dei confini della Cecenia, specialmente in Daghestan. Di lui e della sua attuale influenza comunque si hanno poche informazioni, e anche quelle fornite dalle agenzie di news russe sono molto spesso da prendere con le molle. Quello che si sa per certo è che all’inizio del 2012 Umarov aveva annunciato l’interruzione degli attacchi terroristici in territorio russo, per poi cambiare idea con il video dello scorso giugno in cui invitava i suoi seguaci a colpire l’organizzazione dei Giochi di Soči. La vicinanza geografica tra Soči e Volgograd – 750 chilometri tra le due città, che per le distanze russe sono molto pochi – e il tempismo degli attacchi sono due tra i motivi che hanno fatto pensare subito al gruppo di Umarov.