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  • Lunedì 16 dicembre 2013

In Sud Sudan c’è stato un tentato colpo di stato?

Lunedì si sono scontrate a Juba due fazioni dell'esercito: secondo il presidente è stato un tentativo di togliergli il potere

South Sudan's President Salva Kiir attends a one-day summit on oil on September 3, 2013 in Khartoum. Sudan and South Sudan averted a shutdown of economically vital oil flows and again pledged to implement economic and security pacts that have twice failed to take effect. AFP PHOTO / ASHRAF SHAZLY (Photo credit should read ASHRAF SHAZLY/AFP/Getty Images)
South Sudan's President Salva Kiir attends a one-day summit on oil on September 3, 2013 in Khartoum. Sudan and South Sudan averted a shutdown of economically vital oil flows and again pledged to implement economic and security pacts that have twice failed to take effect. AFP PHOTO / ASHRAF SHAZLY (Photo credit should read ASHRAF SHAZLY/AFP/Getty Images)

Nella notte tra domenica 15 e lunedì 16 dicembre ci sono stati diversi scontri a Juba, la capitale del Sud Sudan, tra fazioni rivali della guardia presidenziale sud-sudanese. Il presidente Salva Kiir lunedì ha detto che si è trattato di un tentato colpo di stato guidato da una parte “scontenta” dell’esercito e ha aggiunto che ora il governo ha il pieno controllo della situazione, anche se ha imposto per precauzione una notte di coprifuoco.

Stando a diverse testimonianze, gli scontri si sono verificati nei pressi di alcune sedi della guardia presidenziale a Juba: si sono sentiti diversi colpi di arma da fuoco e anche rumori di esplosioni. L’aeroporto della città è stato chiuso e il canale televisivo statale, SSTV, ha smesso di trasmettere. Secondo Kiir gli scontri sono iniziati quando alcune persone in borghese hanno cominciato a sparare verso la sede in cui si stava tenendo un incontro del partito al governo, il Movimento di liberazione del popolo sudanese (conosciuto con la sigla SPLM), di cui lo stesso Kiir fa parte.

La radio del paese appoggiata dalle Nazioni Unite, Miraya, ha detto che negli scontri sono rimasti feriti quattro bambini, due in modo grave. Circa 400 persone si sono rifugiate invece nell’edificio dell’ONU a Juba, mentre altre si sono nascoste in una chiesa cattolica. Nonostante la situazione sembri essere tornata alla normalità nella tarda mattina di lunedì, le ambasciate statunitense e britannica a Juba hanno raccomandato ai loro dipendenti di rimanere a casa, in via precauzionale.

Il Sud Sudan, il più giovane paese del mondo, si trova in una situazione molto tesa a partire dallo scorso luglio, quando il presidente Kiir ha “licenziato” il suo vice, Riek Machar Teny, e tutti i ministri e i viceministri del suo governo, in quella che era sembrata una lotta interna specialmente nel suo partito, il SPLM. Lunedì mattina Kiir ha detto: «Questi soldati che hanno attaccato le caserme militari sono alleati con Riek Machar», dando quindi responsabilità politica del tentato colpo di stato al suo ex-vicepresidente (che peraltro ha detto di voler competere alle prossime elezioni presidenziali fissate per il 2015). La stessa ricostruzione è stata fatta da Jok Madut Jok, presidente del think tank sudanese Sudd Institute, che ha detto a Reuters che sono stati i soldati fedeli a Machar ad avere iniziato gli scontri.

Uno dei problemi del Sud Sudan riguarda le divisioni etniche della sua popolazione. Kiir proviene dalla comunità Dinka, che è la più grande del paese, mentre Machar fa parte dei Nuer, la seconda più grande. In diverse occasioni i nuer si sono lamentati della dominazione politica dei dinka. Già in passato c’erano state gravi violenze tra i diversi gruppi etnici, con interi villaggi distrutti e migliaia di morti.

Foto: il presidente sud sudanese Salva Kiir (ASHRAF SHAZLY/AFP/Getty Images)