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  • Venerdì 13 dicembre 2013

La storica riforma energetica del Messico

È stata approvata nonostante l'opposizione della sinistra e un parlamentare in mutande: permetterà ai privati stranieri di partecipare all'estrazione di petrolio e gas

An opposition lawmaker holds a sign that reads in Spanish: "we defend Pemex" as he occupies the podium at the National Congress in protest against the newly approved energy reform bill in Mexico City, Wednesday, Dec. 11, 2013. Mexico's Senate, the early hours of Wednesday approved the most dramatic oil reform in decades, moving the country closer to opening its state-run sector to private companies and investment. (AP Photo/Marco Ugarte)
An opposition lawmaker holds a sign that reads in Spanish: "we defend Pemex" as he occupies the podium at the National Congress in protest against the newly approved energy reform bill in Mexico City, Wednesday, Dec. 11, 2013. Mexico's Senate, the early hours of Wednesday approved the most dramatic oil reform in decades, moving the country closer to opening its state-run sector to private companies and investment. (AP Photo/Marco Ugarte)

Mercoledì 11 dicembre il Parlamento messicano ha approvato un’importante riforma energetica, che permetterà alle società private straniere di esplorare il terreno ed estrarre petrolio e gas in collaborazione con la società statale messicana Pemex. La riforma è stata definita «storica»: si tratta infatti di una specie di rivoluzione nel settore dell’energia del Messico, che fu nazionalizzato nel 1938 e da allora è stato gestito esclusivamente dallo Stato.

La legge prevede inoltre la conversione di Pemex e della Commissione federale dell’elettricità in imprese produttive di Stato, che dovranno competere con aziende straniere per ottenere i contratti. Il testo è stato approvato alla Camera dopo circa 6 ore di discussione, con 354 favorevoli e 134 contrari: hanno votato a favore il Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) – la forza politica al governo, centrista ma affiliata all’Internazionale socialista – e il Partito Azione Nazionale (PAN), di orientamento conservatore e cristiano-democratico. I partiti di sinistra, invece, si sono opposti in maniera molto decisa, accusando il PRI e il PAN di “tradire la nazione”. Diverse proteste si sono tenute anche fuori dal Parlamento.

Alcuni deputati di sinistra hanno cercato anche di impedire che si tenesse il dibattito alla Camera, prendendo il controllo della tribuna e bloccando l’accesso alla sala dove era prevista la discussione con catene e lucchetti. Il coordinatore del Partito della Rivoluzione Democratica (PRD, tra quelli che si sono opposti alla riforma), Silvano Aureoles, ha detto: «Abbiamo capito che c’è una tendenza verso la privatizzazione. L’idea che consegnando la ricchezza nazionale si produca più sviluppo è falsa. Nel 2015 andremo al referendum popolare ed elimineremo questa riforma energetica». Antonio Garcia Conejo, deputato del PRD, si è spogliato fino a rimanere in mutande per mostrare il suo rifiuto per la legge.

Il presidente messicano Enrique Peña Nieto, che in questi giorni si trovava in viaggio in Sudafrica per assistere alle celebrazioni per Nelson Mandela, si è complimentato con il parlamento e ha pubblicato dal suo profilo Twitter un messaggio che dice: «La riforma energetica è una trasformazione fondamentale che permetterà di aumentare la sovranità e la sicurezza energetica del Messico».

 

La riforma energetica di Peña Nieto fa parte di un più ampio piano di riforme che il presidente ha portato avanti nell’ultimo anno – con risultati piuttosto altalenanti – inclusa la riforma per mettere fine ai monopoli nelle telecomunicazioni. In diverse occasioni il suo partito, il centrista PRI, si è alleato con i conservatori per far passare le riforme, indebolendo la posizione dei partiti di sinistra. Il New York Times ha scritto che i messicani stanno diventando sempre più impazienti nei confronti delle politiche del presidente, che tardano a produrre i risultati promessi.