• Mondo
  • Giovedì 10 ottobre 2013

Il primo ministro libico è stato liberato

Era stato "arrestato" questa mattina, sembra, da un gruppo legato al ministero dell'Interno, in risposta al raid degli Stati Uniti

Nella notte tra mercoledì 9 e giovedì 10 ottobre il primo ministro della Libia, Ali Zeidan, è stato rapito in un albergo di Tripoli da un gruppo di persone armate. La notizia è stata diffusa dal governo libico, e poche ore dopo un gruppo di ex ribelli del regime di Muammar Gheddafi, denominato “Ghurfa Thawra Libia”, ha rivendicato l’operazione: questo gruppo, secondo le ultime informazioni riportate dai siti di news internazionali, sarebbe stato incaricato del rapimento-arresto – non è ancora chiaro – dal ministero dell’Interno. La situazione ha generato molta confusione: il gruppo che ha compiuto il rapimento ha detto di avere agito sulla base di un mandato del procuratore generale, mentre la procura ha smentito, dicendo di non avere emesso alcun ordine di arresto. Verso le 11.15 ora italiana, fonti ufficiali hanno detto che Zeidan è stato liberato.

Al momento dell’arresto, Zeidan si trovava presso l’albergo Corinthia a Tripoli. Alcuni uomini sono entrati nell’edificio e hanno portato via il primo ministro, con un’operazione simile a quella di un comune arresto, hanno spiegato le guardie di sicurezza. Il rapimento-arresto di Zeidan è stato collegato dallo stesso gruppo di ribelli alla cattura del sospetto terrorista libico Abu Anas al-Libi, compiuta sabato mattina a Tripoli dalle forze speciali statunitensi.

Dopo qualche ora dall’operazione il governo libico aveva protestato rumorosamente contro la decisione degli Stati Uniti di prelevare un suo cittadino senza le normali procedure di estradizione, parlando esplicitamente di “sequestro”: anche il gruppo “Ghurfa Thawra Libia” era stato molto critico. L’intera operazione aveva messo parecchia pressione sul primo ministro Zeidan: molti parlamentari avevano minacciato di chiederne le dimissioni nel caso fosse emerso un suo coinvolgimento nell’operazione delle forze speciali statunitensi.

Buona parte della stampa internazionale ha descritto il rapimento-arresto di Zeidan come un’operazione molto confusa e strana. Nelle ore successive all’operazione, il canale televisivo saudita Al Arabiya aveva diffuso alcuni fotogrammi di Zeidan circondato da parecchi uomini in abiti civili, avvalorando l’ipotesi del rapimento. Anche il responsabile delle comunicazioni per il primo ministro, Amel Jerary, aveva confermato ad Al Jazeera il sequestro, spiegando che era avvenuto nel mezzo della notte. Jerary aveva poi smentito la voce circolata poco dopo sul possibile rapimento di un altro membro del governo, il ministro delle Finanze.

“Ghurfa Thawra Libia” è uno dei numerosi gruppi armati che operano in Libia, in qualche modo legati ai ministeri del governo libico, ma tendenti, molto spesso, ad agire in maniera indipendente e a scavalcare le stesse forze di sicurezza nazionali. Il governo di recente ha cercato di contenere la forza di questi gruppi, che tra le altre cose controllano anche intere zone del paese.

Zeidan è diventato primo ministro della Libia dalla primavera del 2012. Prima aveva lavorato come avvocato a Ginevra, in Svizzera, dove si era occupato molto di diritti umani. Zeidan, grande oppositore di Gheddafi, era uno dei leader del Fronte Nazionale per la Salvezza della Libia, gruppo di opposizione in esilio. Dopo la caduta di Gheddafi, era stato nominato primo ministro con l’appoggio di due grandi blocchi parlamentari: la coalizione tendenzialmente laica formata attorno al leader civile Mahmoud Jibril e la coalizione islamista dei Fratelli Musulmani libici.

Foto: il primo ministro libico in mano ai rapitori (immagine diffusa da Al Arabiya)