Il problema del PD con l’IMU

I renziani vogliono far pagare i ricchi ma non sanno riconoscerli, scrive Dario Di Vico

Dario Di Vico sul Corriere della Sera commenta i tentativi di parte del PD di modificare il funzionamento dell’IMU. Matteo Renzi sembra avere successivamente preso le distanze da quei tentativi.

La sociologia italiana sarà chiamata a interrogarsi se il proprietario di un monolocale di 36 metri quadri ubicato a Roma o a Milano debba o meno essere annoverato nella categoria dei “ricchi”. Secondo i presentatori di un emendamento al decreto Imu, tutti del Pd e considerati di area renziana, la risposta è inequivocabilmente «sì» tanto che hanno chiesto al Parlamento di modificare la proposta del governo e di ripristinare la tassa sugli immobili per i proprietari di case con una rendita catastale superiore ai 750 euro. Quella stessa rendita che in termini di metri quadri corrisponde nella classe A/2 delle due principali città italiane ai 36 metri quadri di cui sopra, che diventano 41 a Roma e 55 a Milano nel caso in cui l’appartamento sia catalogato nella classe A/3. Morale della favola: nell’ansia di dare un segnale di equità al proprio elettorato i presentatori dell’emendamento, primo firmatario Maino Marchi, rischiano di stangare non la plutocrazia ma una parte considerevole del ceto medio italiano. E di conseguenza di fare il più classico degli autogoal elettorali.

(continua a leggere sulla rassegna stampa Treccani)

foto: LaPresse

Lo scambio tra Gad Lerner e Francesco Boccia sull’emendamento sull’IMU