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  • Martedì 24 settembre 2013

Un informatore di Associated Press andrà in carcere

Un ex agente FBI aveva passato all'agenzia di stampa informazioni riservate su un attacco terroristico sventato

United States Attorney Gen. Eric Holder speaks to the American Bar Association Annual Meeting Monday, Aug. 12, 2013, in San Francisco. In remarks to the association, Holder said the Obama administration is calling for major changes to the nation's criminal justice system that would cut back the use of harsh sentences for certain drug-related crimes. (AP Photo/Eric Risberg)
United States Attorney Gen. Eric Holder speaks to the American Bar Association Annual Meeting Monday, Aug. 12, 2013, in San Francisco. In remarks to the association, Holder said the Obama administration is calling for major changes to the nation's criminal justice system that would cut back the use of harsh sentences for certain drug-related crimes. (AP Photo/Eric Risberg)

Lunedì 23 settembre un ex agente dell’FBI si è dichiarato colpevole di avere passato informazioni riservate del governo statunitense ad Associated Press, una delle più grandi agenzie di stampa internazionali, relative a un attacco terroristico sventato dalla CIA in Yemen nel 2011. Finora non era chiaro chi fosse stata la fonte della fuga di notizie, che era stata definita dal capo della CIA, John Brennan, come “una pericolosa e non autorizzata diffusione di informazioni strettamente riservate”. La notizia è stata data dal Dipartimento di Giustizia statunitense, che ha specificato che il responsabile, Donal Sachtleben, 55 anni, era già sotto indagine per un caso separato di pornografia infantile.

La vicenda che ha coinvolto Sachtleben si è sviluppata per diversi mesi in maniera piuttosto complicata e inaspettata. L’articolo pubblicato da AP con le informazioni provenienti dalla fuga di notizie fu pubblicato il 7 maggio 2012: si trattava di un articolo molto importante, non solo per la gravità della minaccia – la CIA, diceva AP, era entrata in possesso della bomba che sarebbe dovuta esplodere in volo su un aereo diretto verso gli Stati Uniti – ma anche perché pochi giorni prima l’amministrazione Obama aveva detto di non avere informazioni riguardo minacce terroristiche in vista del primo anniversario della cattura e della morte di Osama bin Laden (cadeva il 2 maggio).

Poco dopo la pubblicazione della notizia da parte di AP, i repubblicani accusarono la Casa Bianca di avere deliberatamente passato le informazioni all’agenzia di stampa, per dimostrare nell’anno elettorale la risolutezza del presidente Obama nel trattare le minacce alla sicurezza nazionale. L’amministrazione negò tutte le accuse, ma la vicenda andò avanti.

Il 13 maggio 2012 Associated Press scrisse che il Dipartimento di Giustizia del governo degli Stati Uniti aveva intercettato segretamente per due mesi diverse linee telefoniche dell’agenzia: tra le linee intercettate c’erano anche quelle di cinque giornalisti e un caporedattore coinvolti nell’articolo del 7 maggio. Nonostante la legge e alcune sentenze degli ultimi anni permettano al governo degli Stati Uniti di intercettare le comunicazioni di singoli giornalisti nelle indagini su fughe di notizie relative al terrorismo, l’intrusione del Dipartimento di Giustizia era sembrata quanto meno inusuale, e per questo si era parlato di un collegamento tra l’articolo del 7 maggio e le intercettazioni successive. Il presidente di Associated Press, Gary Pruitt, aveva scritto una lettera di protesta contro il procuratore generale Eric Holder – il capo del Dipartimento di Giustizia, ovvero il ministro della Giustizia statunitense – dicendo che le dimensioni delle comunicazioni intercettate rendevano l’operazione ingiustificabile, a prescindere dall’inchiesta, e chiedendo la distruzione dei documenti.

Nel comunicato diffuso lunedì, il Dipartimento di Giustizia ha spiegato come siano state proprio le intercettazioni fatte sui telefoni di AP a portare all’incriminazione di Donal Sachtleben. Sachtleben ha 55 anni, è della città di Carmel, nell’Indiana, ed è stato agente dell’FBI dal 1983 fino al 2008, prima di essere assunto come consulente dall’agenzia federale. Nella sua carriera ha lavorato in diversi casi di terrorismo molto importanti, tra cui quelli delle bombe al World Trade Center nel 1993, delle bombe alle ambasciate americane in Africa nel 1998 e degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001.

Il giudice che si è occupato del caso ha detto che Sachtleben ha incontrato la sua fonte di AP nel 2009 e negli anni seguenti gli ha passato diverse informazioni relative soprattutto agli attentati compiuti o fatti con le bombe. Sul computer di Sachtleben gli agenti hanno trovato memorizzate diverse informazioni di intelligence riservate. Il Dipartimento di Giustizia ha detto che Sachtleben ha già patteggiato la pena per la fuga di notizie, che sarà di 43 mesi di carcere, la più lunga mai imposta da un tribunale civile in casi di questo tipo. A questa si aggiungerà la pena legata al caso di pornografia infantile.

La vicenda giudiziaria di Sachtleben, scrive il New York Times, è l’ottava condanna legata a una fuga di notizie sotto l’amministrazione di Barack Obama: sotto gli altri presidenti se n’erano verificate solo tre.

Foto: il procuratore generale degli Stati Uniti, Eric Holder (AP Photo/Eric Risberg)