Dopo la strage di cristiani in Pakistan
Ci sono molte proteste contro il governo dopo l'attentato suicida in cui sono morte almeno 81 persone
Dopo l’attentato di domenica 22 settembre contro una storica chiesa cristiana a Peshawar, nel Pakistan nordoccidentale, in cui sono state uccise almeno 81 persone, si sono svolte manifestazioni di protesta a Islamabad, Karachi e in tutte le principali città del paese. L’inviato della BBC Shahzeb Jillani sostiene che l’attacco, uno dei più gravi degli ultimi tempi contro la minoranza cristiana pakistana che rappresenta l’1,6 per cento della popolazione, abbia indignato molte persone e che il governo sia accusato di non essere capace di affrontare e prevenire atrocità come queste.
Gli attacchi contro le minoranze religiose in Pakistan si sono intensificati negli ultimi mesi: lo scorso marzo una folla aveva attaccato e incendiato due chiese e oltre cento case nella città di Lahore. L’attacco di domenica è stato rivendicato dai militanti del gruppo Jandullah, che operano soprattutto in Iran ma che conducono operazioni terroristiche anche in altri paesi, tra cui il Pakistan.
L’attacco è avvenuto mentre più di seicento fedeli stavano lasciando la chiesa di Tutti i Santi nel quartiere vecchio della città di Peshawar, dopo la messa. Molti di loro si stavano radunando sul prato intorno per una distribuzione di cibo quando ci sono state due diverse esplosioni. I giubbotti esplosivi utilizzati dagli attentatori sono stati successivamente ritrovati al di fuori della chiesa. I feriti sono più di 120, tra i quali 34 bambini. I testimoni hanno raccontato scene terribili di corpi mutilati e sangue intorno alla chiesa. Il capo della polizia di Peshawar ha fatto sapere che nell’attacco sono stati utilizzati dai 6 agli 8 chili di esplosivo contenente sfere di metallo.