Cosa sarà della FED

Il candidato più noto e controverso all'incarico più importante dell’economia globale si è ritirato: perché è una brutta notizia per Obama e chi rimane in ballo

WASHINGTON, DC - DECEMBER 13: National Economic Council Director Lawrence Summers addresses the Economic Policy Institute December 13, 2010 in Washington, DC. Summers delivered an address on "perspectives on the past two years and his thoughts about the future." (Photo by Alex Wong/Getty Images)
WASHINGTON, DC - DECEMBER 13: National Economic Council Director Lawrence Summers addresses the Economic Policy Institute December 13, 2010 in Washington, DC. Summers delivered an address on "perspectives on the past two years and his thoughts about the future." (Photo by Alex Wong/Getty Images)

Lawrence H. Summers, il candidato favorito – e anche il più criticato – alla presidenza della Federal Reserve, l’organizzazione che fa da banca centrale degli Stati Uniti d’America, ha ritirato la propria disponibilità a ricoprire l’incarico. Summers è un illustre economista, già preside di Harvard, ministro di Clinton e consigliere economico di Barack Obama: il Wall Street Journal scrive che domenica mattina ha telefonato e poi ha scritto una lettera al presidente degli Stati Uniti chiedendogli di escluderlo dalla lista: «Ho concluso, anche se a malincuore, che l’eventuale percorso di conferma della mia nomina da parte del Senato sarebbe stata fonte di contrasti, e questo non avrebbe giovato né all’interesse della FED né a quello dell’amministrazione né tantomeno alla ripresa economica del paese».

Summers aveva quello che in altri tempi sarebbe bastato per guidare la banca centrale: credenziali economiche irreprensibili e la fiducia del presidente Obama, che appena eletto lo aveva voluto come suo principale consigliere economico. Summers non aveva però l’appoggio dichiarato di alcuni membri democratici della commissione del Senato che ratificherà la nomina della persona scelta da Obama, che a fine luglio avevano inviato una lettera al presidente esprimendo la loro preferenza per un altro candidato. Summers avrebbe dunque rischiato di dover affrontare un complicato processo di ratifica della sua nomina e di dover cercare l’appoggio dei repubblicani.

Le ragioni delle critiche a Summers sono soprattutto le sue decisioni prese nel corso degli anni Novanta, durante l’amministrazione Clinton, quando era ministro del Tesoro nonché uno dei principali responsabili del processo di deregolamentazione del settore finanziario: Summers è insomma considerato uno dei principali responsabili dei guasti che hanno portato nel 2008 alla più grave crisi finanziaria dalla Grande Depressione. Inoltre da preside dell’università di Harvard fu molto criticato per aver detto delle frasi provocatorie – per cui poi si scusò – sull’incapacità delle donne di raggiungere i massimi livelli nella ricerca scientifica. Dopo le sue dimissioni, nel 2006, si dedicò a pagatissime consulenze per hedge fund di Wall Street, attività che non ha aiutato la sua immagine pubblica.

A tutto questo va aggiunto il fatto che, secondo l’Economist, Obama ha gestito male il processo della sua nomina. «I presidenti di solito cercano di evitare di far circolare ipotesi e dibattiti sulla FED, per salvaguardare la sua indipendenza. Obama inavvertitamente ha fatto il contrario». Questo perché in molti erano certi della preferenza di Obama per Summers, che in alcune circostanze lo aveva anche difeso dalle critiche di alcuni giornali e economisti. Il risultato è che nella storia recente degli Stati Uniti la carica di capo della FED, per quanto importantissima, non era mai stata così pubblicamente seguita e contesa: la crisi economica ha trasformato la nomina del capo della FED in una questione politica, attirando non solo l’interesse degli addetti ai lavori.

La FED è l’organizzazione che ha il potere di influenzare l’economia globale più di ogni altra istituzione pubblica o privata del mondo: deriva il suo potere dal fatto che l’economia americana è la prima economia del mondo, che il dollaro è la principale valuta usata negli scambi internazionali e che è anche la moneta di riserva per eccellenza in tutto il mondo. I compiti della FED sono essenzialmente due: il primo è assicurare il buon funzionamento del settore bancario, per esempio stabilendo le regole per le banche commerciali; il secondo è la cosiddetta politica monetaria, che significa in primo luogo regolare l’offerta di moneta: cioè il totale della moneta – in tutte le sue forme – presente in un dato momento nell’economia.

Il mandato dell’attuale capo della FED, Ben Bernanke, nominato da George W. Bush nel 2006 e confermato per un secondo mandato di quattro anni da Barack Obama nel 2010, terminerà il prossimo 31 gennaio. Mercoledì 31 luglio Obama aveva nominato per la prima volta tre possibili successori di Ben Bernanke: oltre a Lawrence H. Summers, anche Donald L. Kohn, vicepresidente della FED tra il 2006 e il 2010 e Janet L. Yellen, che resta ora la favorita: ha 66 anni, è stata tra i governatori della FED tra il 1994 e il 1997, poi presidente della FED di San Francisco tra il 2004 e il 2010 e poi vice di Bernanke negli ultimi tre anni. Se venisse nominata sarebbe la prima donna a diventare presidente di una banca centrale. Il Wall Street Journal, citando fonti vicine a Obama, sostiene che tra i possibili candidati vi sarebbe anche Timothy Geithner, l’ex ministro del Tesoro che però ha già fatto sapere di non essere interessato alla carica.

Poco dopo il ritiro di Summers, Obama ha fatto sapere di aver preso atto della scelta e ha detto: «Summers è stato un membro di importanza fondamentale della mia squadra nel momento più difficile, quando abbiamo dovuto far fronte alla peggiore crisi finanziaria dai tempi della Grande Depressione, ed è stato grazie alla sua esperienza, al suo intuito e alla sua leadership che è stato possibile ritornare a crescere e dar vita ai progressi che abbiamo oggi sotto i nostri occhi». Sia il Wall Street Journal che l’Economist hanno detto che il ritiro di Summers è una sconfitta di Obama, la cui presidenza nei giorni scorsi era già stata indebolita dal rischio concreto di non ottenere al Congresso il voto sull’autorizzazione all’attacco militare della Siria.

Foto: Lawrence Summers nel dicembre 2010 (Alex Wong/Getty Images)