• Mondo
  • Mercoledì 11 settembre 2013

Gli scontri di Zamboanga, nelle Filippine

I separatisti islamici da tre giorni combattono con l'esercito in una città nel sud del paese: ci sono 12 morti e almeno 200 civili sono bloccati

Residents living near the area of a stand-off between the Philippine military and Muslim gunmen in Zamboanga are pictured in boats after evacuating the city's boulevards to the coast on the southern Philippine island of Mindanao on September 11, 2013. Muslim militants were using 180 residents as "human shields" on September 10, Philippine officials said, as they traded gunfire with troops amid burning houses during a standoff after a deadly attack on a southern city. AFP PHOTO / TED ALJIBE (Photo credit should read TED ALJIBE/AFP/Getty Images)
Residents living near the area of a stand-off between the Philippine military and Muslim gunmen in Zamboanga are pictured in boats after evacuating the city's boulevards to the coast on the southern Philippine island of Mindanao on September 11, 2013. Muslim militants were using 180 residents as "human shields" on September 10, Philippine officials said, as they traded gunfire with troops amid burning houses during a standoff after a deadly attack on a southern city. AFP PHOTO / TED ALJIBE (Photo credit should read TED ALJIBE/AFP/Getty Images)

A Zamboanga, una città sull’isola di Mindanao nel sud delle Filippine, proseguono per il terzo giorno consecutivo gli scontri tra le forze governative e circa 300 ribelli del movimento islamico MNLF (Fronte Nazionale di Liberazione Moro). Finora sono morte 12 persone, ne sono rimaste ferite 21 e circa 200 civili sono ancora di fatto ostaggi dei guerriglieri. Almeno 13 mila persone hanno lasciato le loro case e si sono rifugiate nello stadio della città, dove è stato stabilito il coprifuoco dalle 8 di sera alle 5 del mattino.

Il MNLF è un movimento separatista che dalla fine degli anni Sessanta reclama l’indipendenza da Manila e la creazione di un paese musulmano nell’arcipelago meridionale di Mindana. Il conflitto fra i gruppi islamici e l’esercito delle Filippine, paese a maggioranza cattolica, dura ormai da 40 anni e ha causato almeno 120 mila morti. L’MNLF ha firmato un trattato di pace con il governo nel 1996, rinunciando all’indipendenza a favore della formazione di una regione autonoma. Tuttavia le trattative non furono accettate da un ramo armato del movimento, il Fronte islamico di liberazione Moro (MILF) che si è distaccato dal MNLF nel 1984 proseguendo la lotta armata fino al 2012, anno in cui ha avviato a sua volta dei negoziati con il governo da cui però il MNLF è rimasto escluso. Il leader del MNLF ha detto che il nuovo accordo rimette in discussione il patto del 1996 e potrebbe portare a nuove violenze, come di fatto è avvenuto.

Le autorità delle Filippine hanno detto che gli scontri sono iniziati lunedì 9 settembre: diverse centinaia di uomini armati e con le uniformi del MNLF hanno tentato di entrare in città per issare la loro bandiera sul municipio e dichiarare l’indipendenza dal governo nazionale. Un portavoce del Fronte Nazionale di Liberazione Moro, Emmanuel Fontanilla, ha spiegato a una radio locale che i ribelli avevano cercato di marciare pacificamente per la città, ma sono stati attaccati dalle forze governative. Da tre giorni proseguono dunque gli scontri. Il porto della città è fermo, molte persone tentano di lasciare l’isola sulle loro barche, i voli sono stati cancellati, le scuole e gli uffici pubblici sono chiusi.