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  • Venerdì 16 agosto 2013

Il venerdì al Cairo

I Fratelli Musulmani hanno indetto una grande manifestazione per oggi e l'esercito ha già bloccato l'accesso di alcune parti del Cairo

Egyptian army soldiers take positions on top of their armored vehicles while guarding a street that leads to Rabaah al-Adawiya mosque, at the site of the largest protest camp of supporters of ousted President Mohammed Morsi, that was cleared by security forces, in the district of Nasr City, Cairo, Egypt, Friday, Aug. 16, 2013. Egypt is bracing for more violence after the Muslim Brotherhood called for nationwide marches after Friday prayers and a "day of rage" to denounce this week's unprecedented bloodshed in the security forces' assault on the supporters of the country's ousted Islamist president that left more than 600 dead. (AP Photo/Hassan Ammar)
Egyptian army soldiers take positions on top of their armored vehicles while guarding a street that leads to Rabaah al-Adawiya mosque, at the site of the largest protest camp of supporters of ousted President Mohammed Morsi, that was cleared by security forces, in the district of Nasr City, Cairo, Egypt, Friday, Aug. 16, 2013. Egypt is bracing for more violence after the Muslim Brotherhood called for nationwide marches after Friday prayers and a "day of rage" to denounce this week's unprecedented bloodshed in the security forces' assault on the supporters of the country's ousted Islamist president that left more than 600 dead. (AP Photo/Hassan Ammar)

Oggi, venerdì 16 agosto, potrebbe essere un’altra giornata di violenze al Cairo, dopo gli scontri di mercoledì che hanno provocato la morte di almeno 623 persone. I Fratelli Musulmani hanno invitato i propri sostenitori – si parla di milioni di persone – a tornare a protestare, per chiedere il ritorno al potere dell’ex presidente Mohamed Morsi. Venerdì mattina la televisione di stato ha detto che l’esercito è stato dispiegato per proteggere le strutture considerate “importanti e vitali”: ad esempio, sono state bloccate tutte le entrate e le uscite di piazza Tahrir, e code di carri armati si sono dirette nella zona di Nasr City e in quella della moschea di Rabaah al-Adawiya, il punto del Cairo dove mercoledì ci sono stati gli scontri più violenti.

Giovedì le strade del Cairo sono rimaste quasi completamente vuote: sono stati riportati incidenti solo a Giza, 20 chilometri a sudest della capitale, dove alcuni sostenitori di Morsi hanno dato fuoco a due edifici governativi. Giovedì il governo egiziano ha definito le azioni dei Fratelli Musulmani come “atti terroristici” e ha denunciato l’esistenza di un “piano criminale” per “distruggere i pilastri dell’Egitto”. La preoccupazione è che equiparare la Fratellanza ai terroristi porterà inevitabilmente ad altre grandi violenze, specie dopo che il ministero degli Interni egiziano ha autorizzato gli agenti di polizia a usare armi e munizioni per difendersi – e difendere strutture governative – in caso di attacchi.

Da mercoledì in Egitto è stato dichiarato lo stato di emergenza, e anche questa notte c’è stato il coprifuoco, anche se accorciato di due ore: è iniziato alle 21 di giovedì ed è finito alle 6 del mattino di venerdì. Fino ad ora non c’è stato alcun intervento significativo esterno per fermare le violenze: tutti i più importanti paesi europei hanno duramente condannato l’operato della polizia egiziana, così come hanno fatto gli Stati Uniti.

Durante la conferenza stampa di giovedì Barack Obama ha annunciato la cancellazione di una esercitazione militare congiunta che si sarebbe dovuta tenere il mese prossimo: la decisione di Obama, comunque, è stata considerata da molti un modo per “salvarsi la faccia”, ma non per colpire l’esercito egiziano, che continuerà, almeno per ora, a ricevere i discussi aiuti finanziari – 1,3 miliardi di dollari – che gli Stati Uniti inviano ogni anno al governo egiziano.