Cosa succede ora a Berlusconi?

Il Senato può votare la sua decadenza subito, senza aspettare l'interdizione; e non può andare in carcere nemmeno se lo chiedesse

Former Italian prime minister Silvio Berlusconi (R) and Angelino Alfano, general secretary of centre-right People of Freedom party give a press conference at the Quirinale presidential palace on April 23, 2013 in Rome after talks with the Italian President Giorgio Napolitano. Napolitano today held a round of consultations with political leaders following his re-election in a new bid to end a two-month deadlock on forming a government. AFP PHOTO / ALBERTO PIZZOLI (Photo credit should read ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)
Former Italian prime minister Silvio Berlusconi (R) and Angelino Alfano, general secretary of centre-right People of Freedom party give a press conference at the Quirinale presidential palace on April 23, 2013 in Rome after talks with the Italian President Giorgio Napolitano. Napolitano today held a round of consultations with political leaders following his re-election in a new bid to end a two-month deadlock on forming a government. AFP PHOTO / ALBERTO PIZZOLI (Photo credit should read ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)

Con la sentenza di giovedì 1 agosto della Corte di Cassazione, Silvio Berlusconi è stato condannato in via definitiva per frode fiscale a quattro anni di reclusione – uno solo, in realtà, per via dell’indulto – mentre è stato stabilito che i termini dell’interdizione dai pubblici uffici dovranno essere ricalcolati in un altro processo d’appello.

L’interdizione dai pubblici uffici
Perché inizi il nuovo processo d’appello serve che la Cassazione depositi le motivazioni della sentenza. Secondo Emilio Randacio su Repubblica, accadrà intorno alla fine di settembre: dopo la Corte d’Appello, la nuova pena dovrà essere confermata dalla Corte di Cassazione. Quel che è certo è che la condanna arriverà – è figlia della condanna per frode fiscale, che è definitiva – e che ammonterà da uno a tre anni, come chiesto dall’accusa in Cassazione. Sempre secondo Repubblica si arriverà almeno a dicembre: e a quel punto alla giunta delle elezioni del Senato sarà sottoposta la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore. Ma c’è un ma.

Incandidabilità
La decadenza dovrebbe arrivare prima. L’articolo 3 della legge 235 del 2012, quella definita sull'”incandidabilità”, approvata e voluta dal governo Monti – e peraltro criticata da molti dei più rumorosi avversari di Berlusconi – stabilisce all’articolo 3 che qualora nel corso del mandato parlamentare subentri “una causa di incandidabilità”, come una condanna definitiva, “la Camera di appartenenza delibera ai sensi dell’articolo 66 della Costituzione”. Insomma, la sentenza di condanna nei confronti di Silvio Berlusconi sarà “immediatamente comunicata” dal giudice al Senato, e il Senato si farà carico – prima nella Giunta delle elezioni e poi probabilmente in aula – di votare la sua decadenza dal seggio. Subito.

Niente prossime elezioni, come minimo
In ogni caso, anche a prescindere dall’interdizione dai pubblici uffici, l’articolo 1 della stessa legge sull'”incandidabilità” di cui sopra prevede che “non possono essere candidati e non possono comunque ricoprire la carica di deputato e di senatore coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione per i delitti, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni”. Come la frode fiscale. La stessa legge aggiunge, all’articolo 13, che “anche in assenza della pena accessoria” – cioè l’interdizione dai pubblici uffici – il periodo in cui una persona è incandidabile dura, come minimo, sei anni da quando la sentenza passa in giudicato: cioè, nel caso di Berlusconi, da ieri.

La detenzione
La legge n.251 del 5 dicembre 2005 – la “legge ex Cirielli”, chiamata anche “legge salva-Previti” – stabilisce che nel caso in cui la persona condannata abbia compiuto 70 anni al momento dell’inizio dell’esecuzione della pena – Berlusconi ha 76 anni – questa possa essere scontata nella propria abitazione o in un altro luogo pubblico di cura, assistenza e accoglienza (salvo poche eccezioni in cui Berlusconi non ricade). Oltre alla detenzione domiciliare i condannati a una pena inferiore ai tre anni possono chiedere l’affidamento ai servizi sociali.

Concretamente accadrà questo: la procura di Milano ha emesso l’ordine di esecuzione della pena e, come da prassi, l’ha sospesa per 30 giorni, per dar modo al condannato di scegliere per la detenzione domiciliare o l’affidamento ai servizi sociali. Luigi Ferrarella sul Corriere spiega che “siccome ci si trova nel periodo estivo di sospensione feriale dei termini di legge fino al 15 settembre, i 30 giorni di tempo partiranno soltanto da dopo l’ultima notifica a Berlusconi e ai suoi legali successiva al 16 settembre: dunque è ragionevolmente intorno al 16 ottobre che Berlusconi dovrà fare la sua scelta”.

Berlusconi non può opporsi e chiedere di andare in carcere. Quando pochi mesi fa lo fece il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, il capo della procura di Milano – interpretando una norma del cosiddetto decreto “svuota carceri” – stabilì autonomamente la collocazione ai domiciliari, dato che Sallusti era stato condannato a una pena inferiore a 18 mesi.

Movimenti e passaporti
Il fatto che la pena di Berlusconi diventi esecutiva comporta anche il ritiro dei suoi due passaporti; quello ordinario dovrà consegnarlo in Questura, quello diplomatico dovrà consegnarlo al ministero degli Esteri. Finché Berlusconi non decadrà dal seggio, comunque, anche se detenuto potrà richiedere di partecipare alle sedute del Senato o ad altre iniziative politiche: sarà il tribunale di sorveglianza, volta per volta, a valutare la sua richiesta.

Ex-cav?
Berlusconi potrebbe anche perdere il titolo di Cavaliere del Lavoro, anche se la revoca non è automatica e in passato ci sono precedenti molto diversi. L’articolo 13 della legge 194/1996, che regola queste onorificenze, stabilisce che il ministro per il settore di competenza possa proporre la perdita dell’onorificenza per “l’insignito che se ne renda indegno” e che – al termine di una procedura che prevede anche la presentazione di una difesa scritta da parte dell’insignito – il ministero dell’Industria decida se approvare o no la revoca del titolo, dopo un parere del consiglio dell’Ordine dei Cavalieri del Lavoro. La revoca viene eventualmente disposta con un decreto del presidente della Repubblica.

In passato non ci sono stati molti casi di revoca dell’onorificenza: uno dei più famosi e recenti è quello di Calisto Tanzi, condannato per la bancarotta Parmalat, che perse il titolo di cavaliere del lavoro nel 2010. Alcuni celebri imprenditori hanno ricevuto condanne in via definitiva ma non sono stati privati dell’onorificenza, come Cesare Romiti, condannato a 11 mesi nel 2000. Gaetano Caltagirone fu privato dell’onorificenza nel 1981 da Sandro Pertini, ma nel 1988 fu assolto con formula piena dalle accuse che avevano portato alla revoca: nel 2009 fu nominato nuovamente cavaliere del lavoro.

foto: ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images