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  • Lunedì 15 luglio 2013

Simulazioni

Immagini di esercitazioni per prepararsi al peggio, di situazioni che sembrano che e poi ma, di drammi da cinema costruiti perché non avvengano

Un'esercitazione antirroristica dove viene simulata l'esplosione di un'autobomba davanti al Colosseo, 1 ottobre 2005 (ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)
Un'esercitazione antirroristica dove viene simulata l'esplosione di un'autobomba davanti al Colosseo, 1 ottobre 2005 (ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

Prevenire è meglio che curare, farsi trovare preparati, impedire invece di reprimere, e poi anche i buoi che sono scappati, e il latte versato e il senno di poi, e insomma la nostra cultura e i nostri linguaggi sono affollati di allusione alla necessità di pensare ai guai prima che succedano e allenarsi a come rispondere. Ce lo diciamo davanti allo specchio nelle ansie mattutine, e se lo dicono istituzioni, stati e responsabili delle sicurezze più varie: e per non lasciare che sia solo un pensiero, questi ultimi fanno anche proprio come se. Simulazioni, esercitazioni (“questa non è un’esercitazione”), addestramenti, spesso “fare finta che” è molto impegnativo e complesso: ma fotograficamente genera situazioni che sembrano vere e drammatiche, o che sembrano film. Cioè che sembrano finte. Simulare, in effetti, non è altro dal vero: è somigliare al vero, stare in mezzo, con un altro vero, o quasi vero.

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