La diffamazione e internet

Un dialogo tra Stefano Dambruoso, deputato che ha presentato una nuova proposta di legge, e Massimo Mantellini che ne è molto diffidente

Un gruppo di deputati di Scelta Civica ha presentato alla Camera nelle settimane scorse un progetto di legge per modificare e regolare la legge sulla stampa in particolare per quanto riguarda il trattamento del reato di diffamazione, che negli ultimi mesi è stato molto discusso a causa di apparenti eccessi nelle pene da una parte e di apparenti mancanze nella perseguibilità del reato da un’altra. La proposta è così intestata:

Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al testo unico di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, e al codice penale, in materia di reati commessi con il mezzo della stampa o delle trasmissioni radiotelevisive o con altri mezzi di diffusione, nonché di diffamazione e di ingiuria

Il primo firmatario della proposta è l’onorevole Stefano Dambruoso, già magistrato a Palermo e poi a Milano, ed eletto per la prima volta alla Camera alle elezioni del 2013. Il testo presentato ripropone – tra le altre cose – la questione annosa e delicata dei modi dell’applicazione ai siti internet delle regole che sono valse finora per i media tradizionali per quanto riguarda la diffamazione. Ed è stato già molto criticato per il suo approccio su questo fronte. Per provare a fare chiarezza in una discussione che ormai da tempo appare molto sterile e sostenuta da fazioni che poco si parlano e poco comprendono l’una le ragioni dell’altra, il Post ha chiesto a Dambruoso di commentare le valutazioni di Massimo Mantellini – uno dei maggiori esperti in Italia sui temi delle nuove tecnologie e dei meccanismi che riguardano blog e siti indipendenti – sulla proposta di legge. Mantellini ha infine replicato a Dambruoso.

Scelta Civica ha presentato in questi giorni una proposta di modifica alla legge sulla stampa che ripropone in maniera quasi letterale una norma sull’obbligo di rettifica già presentata qualche mese fa, fortemente osteggiata e poi accantonata, definita dai suoi critici con il nome di legge “ammazzablog”. La proposta attuale intende cancellare il carcere per i reati di diffamazione a mezzo stampa (date anche le recenti vicende di cronaca che hanno riguardato il giornalista Alessandro Sallusti) e di estendere a Internet norme sull’obbligo di rettifiche già previste per i giornali. (continua a leggere)

Le osservazioni di Mantellini danno la possibilità di sfatare alcuni luoghi comuni (falsi miti?) che da sempre accompagnano tutte le riflessioni e i tentativi di regolamentazione della manifestazione del pensiero (in senso lato) nel web.
Mi pare che le critiche si appuntino sulla estensione della rettifica solo per quanto riguarda la categoria dei siti e dei blog.
Si afferma: ma come si può esporre a sanzioni e obblighi chi gestisce un banalissimo blog!?… Così si dimostra di non conoscere il web!
Allora proviamo a decifrarlo questo mondo. (continua a leggere)

Ringrazio Dambruoso delle sue osservazioni. Il punto fondamentale resta secondo me inevaso. Il 99% dei blog non ha grande visibilità e lettori e sovente le ipotesi diffamatorie riguardano pagine web che nessuno ha letto e che solo i motori di ricerca consentono di rintracciare. Ne discende che l’esempio del mio blog non ha grandi attinenze con la realtà che la norma comprenderà. Così le rare volte che è accaduto che una richiesta di rettifica giungesse a me, è stata esaudita ben prima delle 48 ore previste: viceversa prevedere di doverla applicare forzosamente a qualsiasi pagina web e con un preavviso tanto breve è un’idea dal mio punto di vista inaccettabile. (continua a leggere)