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  • Mercoledì 12 giugno 2013

Mercoledì in piazza Taksim

Le foto dei continui scontri a Istanbul tra polizia e manifestanti: in un discorso il primo ministro Erdoğan ha detto che per chi continua con le violenze "è finita"

La mattina del 12 giugno in piazza Taksim, il centro delle proteste a Istanbul contro il governo di Recep Tayyip Erdoğan, è iniziata con una relativa calma, a tratti irreale se confrontata con le diverse ore di nuovi scontri tra manifestanti e la polizia che si sono verificate nella notte e durante l’intera giornata di martedì 11. La notte di violenze si è conclusa con l’espulsione di buona parte dei partecipanti alla protesta dalla piazza: la polizia ha usato gas lacrimogeni e idranti per disperdere i manifestanti e impedire loro di riunirsi nuovamente nella zona. Ci sono stati diversi lanci di pietre e bottiglie molotov verso gli agenti.

Nelle prime ore del giorno di mercoledì, spiegano su Al Jazeera, alcune nuove squadre di polizia sono arrivate in piazza Taksim per dare il cambio ai loro colleghi, che hanno prestato servizio ininterrottamente dal tardo pomeriggio di martedì. Alcuni scontri si sono verificati anche al parco Gezi, dove il 28 maggio scorso era stata organizzata la prima manifestazione contro il progetto di costruire un centro commerciale distruggendo parte del parco cittadino. Da allora, le manifestazioni si sono estese a molte altre città della Turchia e sono diventate una protesta contro il governo di centrodestra di Erdoğan, accusato di essere sempre più autoritario e di mettere a rischio la laicità dello stato con leggi che tendono all’islamizzazione del paese.

Al parco Gezi nelle ultime ore si sono ritrovate centinaia di manifestanti, che sono stati respinti o hanno trovato chiusi gli accessi per proseguire la loro protesta in piazza Taksim. Molte tende, barricate e baracche di fortuna che erano state costruite nella zona sono state distrutte dai bulldozer chiamati dalla polizia. Le autorità locali avevano annunciato che non sarebbero intervenute contro le persone raccolte al parco Gezi, ma secondo diversi testimoni le cose sono andate diversamente. Sempre Al Jazeera riferisce di diverse ore di scontri e di provocazioni da parte della polizia nei confronti dei manifestanti, che hanno occupato il parco da giorni con le loro tende per impedire l’avvio del cantiere per la costruzione del centro commerciale.

Nonostante a inizio settimana avesse dimostrato qualche minima apertura, Erdoğan ha ripreso la linea della fermezza e dell’intransigenza nei confronti di chi manifesta. Martedì 11 giugno ha tenuto un lungo discorso difendendo l’operato della polizia e spiegando che un gruppo ambientalista è stato “deviato” da altre persone, che vogliono danneggiare la Turchia. Erdoğan si è rivolto alle persone che manifestano con “animo onesto”, chiedendo loro di lasciare le piazze e di mettere fine agli scontri con le forze dell’ordine. Ha poi aggiunto che “per coloro che vogliono continuare con gli scontri è finita” e che per loro non ci sarà nessuna tolleranza.

Da quando sono iniziate le manifestazioni contro il governo si stima che siano morte almeno 4 persone durante gli scontri, una di queste era un poliziotto. Almeno 5000 persone sono state trattate per gli effetti dei gas lacrimogeni, utilizzati contro i manifestanti in diverse città della Turchia, e almeno 600 hanno riportato ferite di diversa entità. Centinaia di persone sono state fermate dalla polizia, e nella maggior parte dei casi rilasciate dopo diversi accertamenti.