Siria, Ue revoca embargo: armi ai ribelli, ma non da subito

Bruxelles (Belgio), 28 mag. (LaPresse/AP) – I ministri degli Esteri dell’Unione europea hanno deciso di revocare l’embargo sulle armi alla Siria e di mantenere invece le sanzioni economiche imposte al regime di Damasco. È questo l’esito del vertice Ue che si è concluso ieri a tarda sera. Embargo e sanzioni scadono il 31 maggio e per questo era necessario stabilire se rinnovarle. Dal momento che si è deciso di revocare l’embargo, i Paesi europei potranno valutare individualmente se inviare armi, ma nella dichiarazione congiunta diffusa al termine del summit si legge che non procederanno “a questo stadio” con le consegne. Non è però chiaro quando potrebbero cominciare i rifornimenti.

NESSUN INVIO DI ARMI FINO AD AGOSTO. I ministri si sono accordati per affrontare nuovamente la questione prima del 1° agosto ma, in base alle linee guida dell’Ue, i Paesi possono comunque decidere indipendentemente se armare i ribelli. Nonostante nessuno Stato membro abbia intenzione di inviare immediatamente armi la decisione “invia un messaggio molto forte al regime di Assad da parte dell’Ue”, ha detto il ministro degli Esteri britannico, William Hague. E si tratta anche di un messaggio alla Russia, che in questi mesi ha continuato a fornire armi a Damasco.
SANZIONI ECONOMICHE RINNOVATE PER UN ANNO. Le ultime modifiche alle misure Ue contro il regime di Assad erano state compiute a febbraio, quando il blocco a 27 aveva emendato l’embargo sulle armi per permettere l’invio di equipaggiamenti non letali e medicine a tutela dei civili siriani. Tutto il pacchetto scadeva appunto il 31 maggio. Le sanzioni, che vanno dalle restrizioni sui visti a quelle su export e import, alle limitazioni sui finanziamenti ad alcune società siriane, sono state rinnovate ieri sera per un anno.
GARANTIRE CHE ARMI NON VADANO A TERRORISTI. I Paesi europei, si legge nella dichiarazione congiunta stilata dai ministri degli Esteri, hanno concordato anche che dovrebbe essere fatto tutto il possibile per controllare ogni tipo di esportazione e garantire che le armi non finiscano in mano a estremisti o terroristi. Questa era infatti una delle questioni più spinose poste dai Paesi che, Austria in testa, si opponevano all’invio di armi. Sul fronte opposto, a favore della rimozione dell’embargo per rifornire di armi i ribelli, c’era in testa il Regno Unito. Ogni Paese richiederà “adeguati dispositivi di sicurezza contro il cattivo uso delle esportazioni”, si legge nel testo Ue. Il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ieri ha lasciato i colloqui prima degli altri per tornare a Parigi e incontrare a cena il segretario di Stato Usa, John Kerry, e il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, impegnati negli sforzi per portare regime e opposizione al tavolo dei negoziati.
VERSO GINEVRA II A GIUGNO. Secondo alcuni lo spettro delle armi inviate ai ribelli potrebbe spingere Assad a negoziare. L’occasione per un confronto fra le due parti potrebbero essere i colloqui di Ginevra II del prossimo mese. Il governo di Bashar Assad ha acconsentito in principio a partecipare ai colloqui di pace, ma data esatta, agenda e partecipanti restano ancora poco chiari. La Coalizione nazionale siriana da parte sua, la principale organizzazione dell’opposizione, non ha ancora preso una decisione definitiva sulla sua partecipazione. Il risultato di permettere l’invio di armi ai ribelli “sosterrà il progresso politico sulla Siria e i nostri tentativi di realizzare la conferenza di Ginevra”, ha affermato Hague.

Pubblicato il 28 maggio 2013© Copyright LaPresse – Riproduzione riservata