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La Seconda guerra mondiale, in Finlandia

La storia e le foto, appena pubblicate dall'archivio nazionale (con molte renne) del paese che in sei anni combatté tre guerre diverse

di Davide Maria De Luca – @DM_Deluca

Questa settimana l’archivio dell’esercito finlandese ha pubblicato 100 mila fotografie scattate tra il gennaio del 1939 e il dicembre del 1945. Nell’arco di quei sei anni, la Finlandia combatté in tre diverse guerre: da sola contro l’Unione Sovietica, alleata della Germania nazista contro gli Alleati e alleata dell’Unione Sovietica contro la Germania. Si tratta di una storia poco nota, di cui sui libri di storia e nella letteratura popolare non si è mai parlato molto.

La Finlandia è stata per tutto il dopoguerra un paese strano: democratico e dove il mercato era libero, ma in qualche modo inserita all’interno dell’orbita dell’Unione Sovietica. Questo rendeva difficile per chiunque commemorare con libri o film le guerre combattute nel paese. I sovietici di certo non avrebbero parlato della resistenza che la Finlandia gli oppose nel 1939. D’altro canto gli occidentali difficilmente avrebbero potuto parlare bene di un alleato della Germania nazista che ora si trovava dall’altro lato della cosiddetta Cortina di ferro.

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Eppure quella della Finlandia è una storia che vale la pena di raccontare: schiacciata per sei anni in mezzo al totalitarismo nazista e a quello sovietico combatté contro le forze enormemente superiore di entrambe, rimase un paese democratico, con un governo e un parlamento eletti dal popolo. Non ci furono persecuzioni di ebrei sul suo territorio e, negli anni dal 1941 al 1944, i nazisti ebbero l’insolita esperienza di combattere accanto a un esercito che, oltre alle cappelle per le funzioni dei soldati cristiani, era equipaggiato anche di sinagoghe da campo.

La guerra d’inverno
Nell’autunno del 1939 la Finlandia era un paese con appena vent’anni di storia alle spalle. Era stato parte della Svezia fino alle guerre napoleoniche, poi aveva fatto parte dell’impero degli zar e dal 1918 era riuscito ad ottenere l’indipendenza. Nei primi mesi di guerra, mentre la Germania nazista e l’Unione Sovietica si spartivano la Polonia, era rimasta neutrale, come tutto il resto della Scandinavia. In molti erano consci che si trattava di una neutralità che non poteva durare.

Con la firma del patto Molotov-Ribbentrop nel 1939, la Germania e l’Unione Sovietica erano diventate formalmente alleate. I confini occidentali della Russia erano sicuri e divenne evidente che Stalin aveva deciso di espandere i suoi territori a nord. Leningrado, l’odierna San Pietroburgo, era solo a una cinquantina di chilometri dal confine finlandese, oltre il quale si trovavano anche interessanti miniere di nickel.

Quando Stalin convocò una delegazione finlandese e gli espose le sue richieste, i finlandesi lasciarono l’intero mondo senza parole perché risposero di no. All’epoca era semplicemente incredibile pensare che un piccolo stato di appena 3 milioni e mezzo di abitanti potesse opporsi all’Armata Rossa e all’Unione Sovietica che si estendeva dal Pacifico al Mar Baltico. I finlandesi invece ci scherzavano. Una popolare (e un po’ macabra) battuta che girava all’epoca diceva più o meno: «I russi sono così tanti e il nostro paese è così piccolo. Dove troveremo lo spazio per seppellirli tutti?».

L’Armata Rossa mobilitò 120 mila soldati, 600 carri armati e migliaia di cannoni per schiacciare la Finlandia in quella che doveva essere una campagna rapida e semplice. I finlandesi erano armati in maniera antiquata mentre il loro esercito era costituito in larga parte da cittadini comuni, richiamati alle armi in tutta fretta. In un settore del fronte i finlandesi impiegarono due cannoni francesi del 1871, mentre in un altro usarono un treno corazzato che risaliva al 1918.

Ma i generali sovietici e lo stesso Stalin avevano trascurato diversi elementi. Il primo era che la Finlandia era priva di accessi facili, con poche strade e punteggiata di laghi. Le enormi e disorganizzate forze russe finirono per imbottigliarsi negli stretti passaggi. Il secondo fu che l’esercito era stato appena dissanguato dalle tremende purghe a cui Stalin aveva sottoposto i suoi ufficiali. Migliaia tra generali, ufficiali superiori e inferiori, erano stati accusati di colpe fantasiose, processati e giustiziati, lasciando l’Armata Rossa senza una guida professionale. Il terzo fattore è che lanciando l’attacco a novembre l’inverno finlandese era ormai arrivato.

I finlandesi seppero sfruttare tutti questi vantaggi. Si muovevano sugli sci, spesso in piccole pattuglie, vestite di bianco e quasi invisibili nella neve. Sorprendevano i sovietici raggruppati in grandi masse e con le inadatte uniformi verdi estive. I sovietici aggravavano la situazione con un’indifferenza alle perdite che i finlandesi definivano «inspiegabile per un europeo». Gli assalti si susseguivano con testardaggine, anche quando era evidente che non avevano alcuna possibilità di riuscita. Dietro le linee sovietiche che avanzavano, per sicurezza, i commissari del popolo attendevano armati di mitragliatrici per giustiziare chiunque si fosse ritirato.

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