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  • Venerdì 12 aprile 2013

I profughi nel deserto in Mauritania

Le foto del campo che accoglie 74mila persone scappate dal Mali, dove scarseggia l'acqua e la mortalità infantile ha superato la soglia di emergenza

A Malian refugee shouts for water at a distribution point of the Mbere refugee camp on May 3, 2012, near Bassiknou, southern Mauritania, 60 km from the border with Mali. The fighting in Mali has left more than 60,000 people internally displaced, and a similar number have fled to Mauritania and neighboring countries. Camp Mbere, spread out over a surface area of some 570 km2 receives an average of 1,000 refugees per day, some days even more. According to the LWF representative, in mid-April the camp population was over 55,000, of which more than half were children. AFP PHOTO / ABDELHAK SENNA (Photo credit should read ABDELHAK SENNA/AFP/GettyImages)
A Malian refugee shouts for water at a distribution point of the Mbere refugee camp on May 3, 2012, near Bassiknou, southern Mauritania, 60 km from the border with Mali. The fighting in Mali has left more than 60,000 people internally displaced, and a similar number have fled to Mauritania and neighboring countries. Camp Mbere, spread out over a surface area of some 570 km2 receives an average of 1,000 refugees per day, some days even more. According to the LWF representative, in mid-April the camp population was over 55,000, of which more than half were children. AFP PHOTO / ABDELHAK SENNA (Photo credit should read ABDELHAK SENNA/AFP/GettyImages)

Dall’inizio della guerra in Mali nel gennaio del 2012 – da quando cioè i ribelli tuareg hanno dichiarato l’indipendenza della parte settentrionale del deserto del Mali – più di 270mila persone sono state costrette a lasciare le loro case per spostarsi nelle aree del paese non colpite dal conflitto, mentre in 170mila sono fuggiti negli stati vicini: in Burkina Faso, Mauritania e Niger. Almeno 74mila profughi si trovano nel campo di Mbera, nel deserto della Mauritania, in una condizione che negli ultimi mesi è diventata “estremamente precaria”. Lo ha denunciato l’organizzazione Medici Senza Frontiere in un rapporto pubblicato oggi e intitolato “Stranded in the desert” (Bloccati nel deserto).

La Mauritania è il paese che accoglie il più alto numero di rifugiati maliani. Tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio del 2013, dopo l’intervento francese e l’intensificarsi del conflitto, circa 300 rifugiati al giorno hanno iniziato a presentarsi al posto di blocco di frontiera di Fassala: soprattutto donne e bambini provenienti da Timbuctu, Léré, Goundam, Niafounké e Larnab. Nel deserto della Mauritania le temperature raggiungono i 50 gradi all’ombra.

Marie-Christine Ferir, responsabile di MSF, ha spiegato come nel campo ci sia un bagno ogni 3mila residenti, come i nuovi arrivati debbano aspettare più di un mese per ricevere indumenti e siano costretti a costruire i propri rifugi con bastoni e pezzi di stoffa. Il problema principale è però un altro: la scarsità d’acqua. I rifugiati ricevono una media di 11 litri al giorno, quando la necessità sarebbe di 20 litri.

La situazione è particolarmente difficile per i bambini. I bambini arrivati ​​al campo nel mese di gennaio sono stati ben nutriti per i primi giorni, ma molti di loro hanno dopo poco sviluppato i sintomi della malnutrizione. Il numero di bambini ricoverati a settimana per malnutrizione grave è più che raddoppiato, passando da 42 a 106. Il loro tasso di mortalità è cresciuto a dismisura e ha superato la soglia di emergenza che è di due morti al giorno ogni 10mila persone. Ora, la media è di 3,2 decessi ogni 10 mila persone. E questo significa che ogni giorno muoiono tra i 23 e i 24 minori.

La maggior parte dei rifugiati a Mbera provengono dalle comunità tuareg e e arabe, quelli che la maggioranza della popolazione chiama “a pelle bianca” e associa agli islamisti che partecipano al conflitto: a causa delle tensioni etniche che stanno alla base dei combattimenti sarà molto difficile che queste persone facciano ritorno in breve tempo nel loro paese.