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  • Lunedì 1 aprile 2013

Il presidente del Sudan annuncia la liberazione dei prigionieri politici

Dovrebbe riguardare molti combattenti delle zone ribelli, ma non tutti sono convinti delle intenzioni di Bashir

Sudanese President Omar al-Bashir addresses a new session of Parliament, on April 1, 2013, in the capital Khartoum. Bashir will release all political detainees, as tensions ease following recent agreements with South Sudan. "Today, we announce a decision to free all the political prisoners and renew our commitment to all political powers about dialogue," Bashir said in a speech opening a new session of parliament. AFP PHOTO/ASHRAF SHAZLY (Photo credit should read ASHRAF SHAZLY/AFP/Getty Images)
Sudanese President Omar al-Bashir addresses a new session of Parliament, on April 1, 2013, in the capital Khartoum. Bashir will release all political detainees, as tensions ease following recent agreements with South Sudan. "Today, we announce a decision to free all the political prisoners and renew our commitment to all political powers about dialogue," Bashir said in a speech opening a new session of parliament. AFP PHOTO/ASHRAF SHAZLY (Photo credit should read ASHRAF SHAZLY/AFP/Getty Images)

Durante il discorso di apertura della seduta parlamentare odierna, il presidente del Sudan, Omar al-Bashir, ha ordinato la liberazione di tutti i prigionieri politici del paese. Bashir ha citato il processo di “dialogo nazionale”, che il governo sostiene di avere avviato con tutte le forze politiche e sociali del paese, incluse quelle armate che combattono contro il governo. Il provvedimento annunciato da Bashir, se attuato, dovrebbe rivolgersi principalmente ai ribelli che agiscono in territorio sudanese al confine con il Sud Sudan: queste forze, concentrate negli stati del Sud Kordofan e del Blue Nile, rivendicano la loro appartenenza al Sud Sudan, che dal 9 luglio 2011 ha ottenuto l’indipendenza dal Sudan.

Le dichiarazioni di Bashir seguono di una settimana quelle del vicepresidente sudanese, Ali Osman Taha, che aveva invitato le forze politiche di opposizione e i ribelli armati a partecipare al “dialogo nazionale”. Dopo circa un anno di tensioni e violenze i governi dei due Sudan avevano raggiunto un accordo molto importante il 27 settembre scorso: questo accordo garantiva la ripresa della vendita del petrolio, rimasta bloccata per lungo tempo a causa delle dispute tra i due governi, e creava una zona demilitarizzata al confine tra i due stati.

Le dichiarazioni di Bashir non sono state interpretate in maniera unanime: la corrispondente di Al Jazeera in Sudan, Harriet Martin, ha scritto che questa è una svolta importante per il governo sudanese: sarebbe infatti in continuità con alcune decisioni prese da Bashir nei mesi passati, come l’avvio delle trattative per un cessate il fuoco con i ribelli delle zone di confine. Anche l’organizzazione umanitaria Human Rights Watch ha accolto con soddisfazione le dichiarazioni di Bashir: negli anni passati, infatti, HRW aveva verificato in più occasioni delle violazioni ripetute dei diritti umani in Sudan, incluse detenzioni illegali e pratiche di tortura.

Altri analisti, però, hanno sollevato alcuni dubbi sulle reali intenzioni di Bashir, dicendo che ancora non è chiaro quali criteri utilizzerà il governo per definire chi verrà considerato prigioniero politico. Bashir non ha specificato se nella categoria rientreranno i ribelli combattenti e gli ufficiali del governo che si trovano attualmente sotto processo, accusati di avere progettato un colpo di stato.

Foto: Omar al-Bashir al Parlamento sudanese (ASHRAF SHAZLY/AFP/Getty Images)