Lo Zen gestito dalla mafia

Roberto Alajmo racconta su Repubblica come funzionano le cose nel quartiere di edilizia popolare di Palermo

Roberto Alajmo racconta, con un lungo articolo su Repubblica, la vita e come funzionano le cose allo Zen, il quartiere di edilizia popolare più conosciuto di Palermo. La zona è una sorta di stato parallelo, con proprie regole e sistemi di gestione spesso in mano al crimine organizzato, che gestisce e mette a disposizione servizi per i cittadini, oltre a organizzare le estorsioni in cambio di protezione.

Bisognerebbe far venire esperti da tutto il mondo, per studiare quel che succede allo Zen di Palermo. Non solo giornalisti: sociologi, politologi, giuristi. Bisognerebbe organizzare seminari, borse di studio, master e tesi di laurea al solo scopo di interpretare cosa è veramente questo quartiere: un trattato a cielo aperto su mafia e antimafia.

Un carotaggio esemplare è stato eseguito nei giorni scorsi sulla base della denuncia di una famiglia che s’era stufata di subire ritorsioni e aveva sporto denuncia. Da qui è partita l’operazione di polizia che ha confermato tutti i pessimi luoghi comuni che da sempre circolano sulla Zona Espansione Nord. In sintesi: la cosca locale ha soppiantato integralmente la funzione statale.

Non si tratta solo di estorsioni in cambio di protezione. Allo Zen la mafia eroga servizi annonari e urbanistici. Fornisce allacciamenti alla rete della luce e dell’acqua, riscuotendo le bollette relative. Di più: gestisce una specie di Istituto Parallelo delle Case Popolari. Esiste un’organizzazione che vende (vende!) appartamenti agli aspiranti che si dimostrano meritevoli. C’è pure un servizio di manutenzione per il quale gli inquilini pagano una quota condominale. Tutto perfettamente in regola, per quanto perverse possano sembrare le regole.

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foto: MARCELLO PATERNOSTRO/AFP/Getty Images