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  • Giovedì 24 gennaio 2013

Le soldatesse statunitensi potranno combattere

Il Pentagono rimuoverà un discusso divieto che da anni impedisce alle donne di essere impiegate in combattimento, e di conseguenza di fare carriera

Leon E. Panetta, il ministro della Difesa degli Stati Uniti, rimuoverà il divieto che fino a oggi ha impedito alle donne dell’esercito statunitense di partecipare alle fasi di combattimento al fronte. La notizia non è ancora del tutto ufficiale, ma nelle ultime ore diversi media statunitensi hanno ricevuto indicazioni e conferme da parte di funzionari del Pentagono. La decisione di Panetta consentirà alle donne di partecipare direttamente alle azioni di guerra, aprendo per loro anche nuove opportunità di carriera, spesso legate all’esperienza maturata sul campo.

Nel 1994 il Pentagono aveva stabilito una serie di restrizioni per quanto riguarda le soldatesse, vietando diversi ruoli di combattimento a partire da quelli di fanteria. Da allora i divieti sono stati sempre formalmente rispettati ma in diverse occasioni le donne dell’esercito hanno dovuto affrontare fasi di combattimento, soprattutto in Iraq e Afghanistan dove sono state impiegate negli ultimi anni circa 20mila donne. Ottocento di queste sono rimaste ferite nelle due guerre e almeno 130 sono morte. A causa dei regolamenti che le escludono dai combattimenti, alle soldatesse non è stato mai riconosciuto del tutto il loro impegno e il loro effettivo servizio, cosa che ha impedito a molte di loro di fare carriera. Come in molti altri eserciti del mondo, anche in quello statunitense l’avere combattuto in prima linea per un certo periodo di tempo contribuisce agli avanzamenti di carriera.

Il tema dell’utilizzo delle soldatesse al fronte nelle fasi di combattimento è stato per anni oggetto di lunghe discussioni e, di recente, anche di una serie di iniziative legali. Tra la fine di novembre e i primi giorni di dicembre del 2012, l’American Civil Liberties Union (ACLU) – un’organizzazione non governativa a difesa dei diritti civili e delle libertà individuali negli Stati Uniti – ha fatto causa al Pentagono a nome di quattro donne e del Service Women’s Action Network, una associazione che si occupa dell’uguaglianza di genere nell’esercito.

Mary Jennings Hegar, maggiore dell’esercito e una delle quattro soldatesse coinvolte nella causa, subì un attacco in Afghanistan mentre stava trasportando alcuni militari feriti. Fu ferita e rispose al fuoco, riuscendo a portare a termine la propria missione. Tornata negli Stati Uniti, non le fu possibile ottenere un avanzamento di carriera per avere combattuto perché le regole del Pentagono, che ora Panetta vuole cambiare, non consentono l’impegno diretto delle donne in combattimento.

Non sono ancora circolati molti dettagli su come saranno modificati i regolamenti per consentire alle donne di partecipare direttamente alle azioni di guerra. La decisione sembra essere stata assunta quasi del tutto autonomamente dall’esercito, senza un coinvolgimento diretto della Casa Bianca. Il Pentagono ha infatti la possibilità di modificare questo tipo di regole in autonomia e senza un permesso da parte del Congresso. Panetta dovrà solamente avvisare il parlamento un mese prima dell’entrata in vigore delle modifiche al regolamento. Il Congresso a quel punto potrebbe imporre il divieto alle donne solamente attraverso l’approvazione di una legge apposita, possibilità che appare molto remota: l’annuncio di mercoledì 23 gennaio è stato accolto positivamente sia dai Democratici sia dai Repubblicani.

Stando alla ricostruzione del New York Times, Panetta si sarebbe deciso ad agire dopo avere ricevuto una lettera da parte del generale Martin E. Dempsey, Capo dello Stato Maggiore congiunto delle forze armate statunitensi, del 9 gennaio scorso. Nella lettera, Dempsey spiegava chiaramente che “è giunto il momento per abrogare l’esclusione diretta dalle fasi di combattimento delle donne e di eliminare tutti gli ostacoli non necessari basati sulla differenza di genere”. La lettera ricordava anche che un simile cambiamento richiederà tempo e una buona coordinazione tra le diverse realtà dell’esercito.

Il Pentagono darà probabilmente tre anni di tempo per adeguarsi alle nuove regole. Ogni sezione delle forze armate dovrà produrre nei prossimi mesi un piano dettagliato per l’impiego delle soldatesse. Se decideranno che determinati ruoli non possono essere affidati a una donna, i responsabili della sezione dovranno chiedere formalmente un’eccezione al ministro della Difesa.

La notizia della decisione di Panetta è stata accolta positivamente dalle principali associazioni che si battono per la riduzione delle differenze di genere nell’esercito, ACLU compresa. L’organizzazione attende comunque la messa in pratica del nuovo annuncio e i suoi responsabili avrebbero preferito tempi più brevi per l’apertura dei ruoli di combattimento alle donne.

foto: Joe Raedle/Getty Images