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  • Venerdì 4 gennaio 2013

La Chiesa d’Inghilterra permetterà ai preti gay di diventare vescovi

Il divieto è stato tolto pochi giorni fa da uno degli organi di governo della chiesa anglicana, ma i religiosi più conservatori annunciano di essere contrari

LONDON, ENGLAND - NOVEMBER 20: A general view of the Assembly Hall of Church House during a meeting of the General Synod of the Church of England on November 20, 2012 in London, England. The Church of England's governing body, known as the General Synod, will later today vote on whether to allow women to become bishops. (Photo by Yui Mok/WPA Pool/Getty images)
LONDON, ENGLAND - NOVEMBER 20: A general view of the Assembly Hall of Church House during a meeting of the General Synod of the Church of England on November 20, 2012 in London, England. The Church of England's governing body, known as the General Synod, will later today vote on whether to allow women to become bishops. (Photo by Yui Mok/WPA Pool/Getty images)

La Chiesa d’Inghilterra ha eliminato la sua proibizione esplicita ai sacerdoti omosessuali e uniti da una unione civile di diventare vescovi. La decisione è stata presa il 20 dicembre, all’ultima riunione della Camera dei Vescovi, dopo che nel luglio scorso si era deciso di riaprire il dibattito sulla questione: l’unica condizione, per quelli che si candideranno a diventare vescovi, sarà quella di mantenere il celibato. Gli esponenti più conservatori della Chiesa d’Inghilterra, cioè gli evangelici anglicani, hanno annunciato che si batteranno contro la nuova norma che, secondo loro, dovrà essere discussa all’interno del Sinodo generale.

Il dibattito nella Chiesa d’Inghilterra era iniziato nel 2003, quando un sacerdote omosessuale, Jeffrey John, fu nominato vescovo di Reading: dopo le proteste dei conservatori Jeffrey John si dimise dal ruolo di vescovo e fu successivamente nominato decano di St Albans. Nel 2010 venne candidato di nuovo per diventare vescovo di Southwark, ma la proposta venne respinta, sempre a causa del suo orientamento sessuale.

Nel 2005, la Chiesa d’Inghilterra aveva approvato, per le persone omosessuali unite da un’unione civile, di diventare sacerdoti, a patto di mantenere la promessa di celibato e di pentirsi della loro omosessualità passata. Secondo quanto deciso dalla Camera dei Vescovi il 20 dicembre scorso, i criteri adottati nel 2005 per i sacerdoti saranno estesi anche a quanti si candideranno per l’episcopato, purché il comportamento degli omosessuali uniti in un’unione civile «siano coerenti con l’insegnamento della Chiesa d’Inghilterra» e cioè che non ci sia una sessualità attiva.

Negli ambienti e nei gruppi religiosi che si battono perché la Chiesa d’Inghilterra accetti pienamente le persone omosessuali, bisessuali e transessuali, c’è però molto scetticismo: il Reverendo Colin Coward, direttore del gruppo Changing Attitude, ha detto di non credere «veramente che la Chiesa d’Inghilterra nominerà dei vescovi omosessuali uniti in un’unione civile» e che le loro candidature potrebbero rimanere tali, nel senso che non è scontato il passaggio tra la candidatura e la nomina, che potrebbe venire ostacolata dai gruppi dei conservatori come successo in passato.

Foto: il Sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra (Yui Mok/WPA Pool/Getty images)