“Lo spudorato ritorno di Berlusconi”

È il titolo di un duro editoriale del New York Times, che invita neanche troppo velatamente Mario Monti a candidarsi alla presidenza del Consiglio

L’annuncio di Silvio Berlusconi di volersi nuovamente candidare alla presidenza del Consiglio alle prossime elezioni politiche, che si dovrebbero tenere a febbraio 2013, è stata molto commentata all’estero, soprattutto dai giornali europei che hanno dedicato editoriali e prime pagine contro il ritorno dell’ex PresdelCons. Alle tante critiche oggi si è aggiunta quella del New York Times, che ha pubblicato un duro editoriale sulla sua edizione cartacea (pagina A38) intitolato “Lo spudorato ritorno di Berlusconi”.

L’editoriale spiega che la notizia del nuovo impegno in politica di Silvio Berlusconi “potrebbe sembrare una battuta di cattivo gusto, considerati i suoi fallimenti nel riformare o risollevare l’economia e i suoi scandali sessuali”, ma è in effetti reale e potrebbe portare “seri danni” all’Italia e non solo. Il New York Times ricorda che il precedente governo finì lo scorso anno in seguito a un grande calo di consensi e alla perdita di fiducia da parte dei mercati europei. Al suo posto arrivò Mario Monti, operazione che portò a sensibili cambiamenti:

I mercati si ripresero rapidamente. I leader dell’Unione Europea, con in testa il cancelliere tedesco Angela Merkel, applaudirono. Ma, in Italia, Monti dovette farsi carico delle responsabilità politiche delle misure di austerità chieste da Merkel e dai suoi alleati, e della recessione che è peggiorata a causa di quelle misure. Tuttavia i risultati ottenuti da Monti sono stati considerevoli, soprattutto alla luce del poco spazio lasciato per operare dai partiti italiani e dagli altri leader europei. È stato in grado di ripristinare l’autorevolezza del governo italiano nel proprio paese e di ottenere un rinnovato rispetto da parte dei paesi europei.

L’editoriale spiega anche che Monti non ha perseguito una politica del tutto piegata sulle richieste dell’Unione Europea per mantenere in ordine i conti dell’Italia. In più occasioni ha detto al cancelliere Merkel che l’Italia ha bisogno di maggiore flessibilità nella gestione dei bilanci per combattere contro la recessione. Monti secondo il New York Times non ha potuto poi effettuare riforme efficaci del mercato del lavoro a causa dei due principali partiti che lo hanno sostenuto, Partito Democratico e Popolo della Libertà, che hanno imposto diverse condizioni per l’approvazione delle riforme.

Con la decisione di Monti di dimettersi, in seguito alla fine del sostegno al suo governo da parte del PdL, il futuro politico e non solo dell’Italia torna a essere poco chiaro. L’editoriale spiega come funzionano le cose dalle nostre parti per mettere insieme una maggioranza parlamentare, ricordando che Berlusconi e il suo partito potrebbero ottenere un risultato tale da influenzare nuovamente la scena politica in Italia.

Anche se il partito di Berlusconi è dato solamente al 18 per cento dai sondaggi, questo dato potrebbe essere sufficiente per renderlo influente in maniera considerevole. Oggi Berlusconi sostiene di essere a favore dell’Europa ma contrario ai piani di austerità, ma gli altri leader europei hanno imparato a non prendere sul serio le sue posizioni, che cambiano di continuo. Eppure, se dovesse attrarre voti a sufficienza per rendere il suo partito il più grande del nuovo blocco di centrodestra nel prossimo Parlamento, potrebbe trovarsi in una buona posizione per negare la costruzione di una qualsiasi maggioranza di governo che non rispetti le sue condizioni distruttive e utilitaristiche.

Il New York Times conclude il proprio editoriale ricordando che Monti potrebbe complicare le cose a Berlusconi se si candidasse con uno schieramento moderato di centro. E questa considerazione del giornale sembra essere quasi un invito per l’attuale presidente del Consiglio: «L’Italia non si può permettere altri anni di stallo politico e di stagnazione economica dovuta all’opportunismo spudorato di Berlusconi».