Gli scontri al centro IKEA di Piacenza

150 facchini hanno protestato ieri per discriminazioni sul lavoro e per ottenere stipendi più alti: 12 sono rimasti feriti negli scontri con la polizia

Diversi giornali di oggi danno spazio in prima pagina a una protesta molto dura che si è svolta vicino a Piacenza e che coinvolge alcuni lavoratori di un centro logistico della multinazionale dell’arredamento IKEA: ci sono stati scontri con la polizia e diversi feriti.

Gli scontri sono avvenuti al centro logistico IKEA della frazione La Mose, nella periferia di Piacenza, tra i facchini che lavorano nel polo logistico e la polizia. Almeno dodici persone sono rimaste ferite. I facchini che hanno manifestato erano circa 150, molti dei quali stranieri di nazionalità egiziana e appartenenti al sindacato S.I. COBAS: hanno iniziato a protestare due settimane fa, denunciando presunte discriminazioni nei loro confronti da parte dei gestori del consorzio per cui lavorano e chiedendo stipendi dello stesso livello degli altri colleghi che lavorano nel polo industriale.

Al presidio organizzato ieri mattina hanno partecipato anche persone appartenenti ad alcuni centri sociali, con lo scopo di impedire ad altri gruppi di operai di entrare nei capannoni per lavorare, sbarrando gli ingressi. I lavoratori iscritti al S.I. COBAS accusano i gestori del polo di privilegiare i lavoratori iscritti alle altre sigle sindacali, dando loro l’opportunità di lavorare più ore e quindi di guadagnare di più.

I facchini che lavorano in questo centro, da dove parte e arriva merce dell’IKEA, non sono assunti direttamente dall’azienda, ma dal CGS, un consorzio di cooperative al quale l’IKEA ha appaltato il servizio: nel centro di La Mose lavorano in tutto 330 operai. Le prime proteste sono iniziate due settimane fa e da subito i lavoratori iscritti agli altri sindacati e quelli non tesserati hanno preso le distanze da questo gruppo di colleghi.

Gianpiero Gortanutti, il presidente del consorzio, ha respinto le accuse e ha detto che il numero di ore assegnate a ogni operaio dipende dalle mansioni che ognuno sa e può svolgere, riporta oggi il Corriere della Sera. Inoltre, ha spiegato che tutto ciò è stato causato da un calo del lavoro, anche se dodici lavoratori sono stati sospesi perché hanno rallentato la produzione, durante un’azione di protesta. Il sindaco di Piacenza Paolo Dosi, alcuni assessori e il console egiziano in Italia si sono incontrati per trovare una soluzione e dopo quattro ore di discussione hanno confermato che ottanta lavoratori saranno reintegrati. La trattativa comunque riprenderà lunedì prossimo.