Il referendum di Piacenza per cambiare regione

Ed evitare di accorparsi con la provincia di Parma: la Cassazione ha dato parere positivo, entro tre mesi si potrà decidere la data

Il 24 settembre scorso il Consiglio provinciale di Piacenza ha deciso di presentare una richiesta di referendum, per far decidere ai cittadini di Piacenza se far passare la città dalla regione dell’Emilia-Romagna alla Lombardia, evitando così l’accorpamento della provincia con quella di Parma, in base a quanto prevede il decreto deciso dal governo sugli accorpamenti. Il provvedimento è stato approvato dal Consiglio provinciale, guidato da una maggioranza di centrodestra, ed è stato promosso dal presidente provinciale Massimo Trespidi. Il 25 settembre, due consiglieri provinciali hanno depositato la richiesta di referendum all’Ufficio elettorale centrale della Corte di Cassazione e giovedì scorso la Corte ha dato parere positivo al referendum. Ora, la presidenza del Consiglio avrà 90 giorni per indicare quale sarà la data in cui fare il referendum e poi saranno le due regioni coinvolte a decidere il giorno definitivo.

La rivolta delle Province contro gli accorpamenti decisi per decreto, approda a una svolta che potrebbe aprire, in teoria, la strada a una rivoluzione geografica. La Cassazione ha infatti dato il via libera al referendum di Piacenza per passare alla Lombardia. La decisione, la prima del genere (un’analoga iniziativa di Belluno era stata bocciata), sarà ora comunicata alla presidenza del Consiglio che avrà 90 giorni per individuare la data delle elezioni (potrebbe coincidere con le Politiche di primavera). Poi però l’ultima parola spetterà alle due Regioni interessate.

Il passaggio alla Lombardia di Piacenza, provincia di confine destinata invece con il riordino a unirsi a Parma come ai tempi del Ducato, è sempre stato un cavallo di battaglia del presidente della Provincia, il ciellino Massimo Trespidi, dal 2009 alla guida di una giunta di centrodestra, che nella Lega Nord ha trovato un facile alleato. Il 24 settembre scorso il consiglio provinciale aveva deciso con i voti della maggioranza (Pdl-Lega-Udc) per il referendum, contraria l’opposizione. Il giorno dopo, i consiglieri Filippo Bertolini (Pdl) e Thomas Pagani Lambri (Lega Nord) avevano depositato la richiesta all’Ufficio elettorale centrale della Corte di cassazione e giovedì sera è arrivato il sì, comunicato ieri da Trespidi in consiglio.

L’esito del referendum, però, appare tutt’altro che scontato. I piacentini, infatti, hanno accolto la notizia con freddezza e anche tra le categorie produttive ci sono perplessità. Perché se una parte dell’economia è legata al territorio lombardo e gravita su Milano, un’altra – soprattutto quella agricola – ha solide radici in Emilia. Certo, sullo sfondo c’è la storica rivalità tra Parma e Piacenza che aveva già acceso nelle scorse settimane bagliori di guerra tra le due città, sul nome della nuova Provincia (Piacenza-Parma o Parma-Piacenza?), sulla sede, su quale delle due Province è più virtuosa e così via.

(Continua a leggere su Corriere.it)

La questione delle province, in 5 punti