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  • Venerdì 19 ottobre 2012

L’assedio di Maaret al-Numan, in Siria

L'esercito di Assad ha bombardato la città, uccidendo 49 persone e distruggendo case, scuole e l'importante museo di Alma Arra: le foto

In this picture taken on Saturday, Oct. 13, 2012, citizen journalism image provided by Edlib News Network, ENN, which has been authenticated based on its contents and other AP reporting, a damaged street from the shelling of forces loyal to Syria’s President Bashar Assad, in Maarat al-Numan town, in Idlib province, northern Syria. (AP Photo/Idlib News Network ENN)

In this picture taken on Saturday, Oct. 13, 2012, citizen journalism image provided by Edlib News Network, ENN, which has been authenticated based on its contents and other AP reporting, a damaged street from the shelling of forces loyal to Syria’s President Bashar Assad, in Maarat al-Numan town, in Idlib province, northern Syria. (AP Photo/Idlib News Network ENN)

Giovedì 18 settembre almeno 49 persone, tra cui 23 bambini, sono morte nella città siriana di Maaret al-Numan, che si trova nel nord-ovest del paese, durante i bombardamenti dell’esercito fedele al presidente Bashar al-Assad. I soccorritori hanno raccontato che le bombe hanno distrutto due edifici residenziali e una moschea, dove si erano rifugiati donne e bambini. Tra i morti c’era anche un bambino di nove mesi. Un medico ha detto all’inviato di AFP che «al momento sembra che solo tre persone siano sopravvissute all’attacco, tra cui un bambino di due anni. Si è salvato tra le braccia del padre, che invece è morto». Gli attacchi sono iniziati di mattina, quando molti elicotteri hanno sorvolato la città e i dintorni e hanno sganciato almeno dieci bombe.

Maaret al-Numan si trova in una posizione strategica, a circa due chilometri dall’autostrada che collega Damasco e Aleppo, di cui i ribelli controllano svariati chilometri. È poco distante inoltre dalla base militare di Wadi Deif, dove si trovano numerosi carri armati e carburante. I ribelli hanno ottenuto il controllo della città il 9 ottobre e da allora sono iniziati i bombardamenti dell’esercito: case e scuole sono in macerie e le strade sono deserte. Anche il museo di Alma Arra, che ospita una delle più grandi collezioni di mosaici del Medioriente, è stato gravemente danneggiato.

Giovedì sera centinaia di ribelli hanno attaccato Wadi Deif: tre carri armati sono stati distrutti e almeno sei soldati si sono arresi, stando a quanto hanno raccontato. L’operazione ha compromesso la capacità dell’esercito siriano di rifornire i soldati che da tre mesi assediano le città nel nord del paese. Sempre giovedì un terrorista suicida ha fatto esplodere una bomba a Damasco, a 300 metri di distanza dal ministro degli interni, ma non ha ucciso o ferito nessuno. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, ieri sono state uccise circa 200 persone: i morti dall’inizio del conflitto, nel marzo 2011, sono 34 mila.

Nel frattempo la diplomazia continua a lavorare per trovare una soluzione. ma senza grossi risultati. L’inviato speciale dell’ONU e della Lega Araba, Lakhdar Brahimi, ha chiesto al governo siriano di sospendere i bombardamenti durante la festa musulmana di Eid al-Adha, che inizia il 26 ottobre e dura quattro giorni. Sabato Brahimi incontrerà il ministro degli Esteri siriano Walid Muallem. È previsto anche un incontro con il presidente Bashar al-Assad, anche se la data non è ancora stata fissata. A Ginevra l’Alto commissario dell’ONU per i diritti umani, Navi Pillay, ha chiesto al Consiglio di sicurezza di superare le proprie divergenze e trovare un accordo per il bene del popolo siriano. Finora infatti la Russia e la Cina hanno bloccato tre risoluzioni proposte e sostenute da Europa, Stati Uniti e paesi arabi, accusandoli di voler interferire negli affari interni siriani.