La rivoluzione in mano ai restauratori

Secondo Angelo Panebianco l'Italia di oggi somiglia a quella degli anni Novanta, che aveva progetti che andarono delusi: oggi però sono spariti i progetti e resta chi li deluse

L’editoriale in prima pagina del Corriere della Sera di oggi è firmato dal politologo Angelo Panebianco ed è dedicato a un’analisi della crisi italiana che ricostruisce cosa successe vent’anni fa e quali sono le somiglianze e le differenze: queste ultime riassunte in un “vuoto di idee” governato dagli stessi che fallirono allora.

La discussione, che sarebbe stata altrimenti surreale, su un eventuale Monti bis dopo le prossime elezioni è il frutto della sfiducia degli altri governi e degli investitori internazionali nella capacità futura dell’Italia di perseverare nell’opera di risanamento. Dato il marasma in cui versa il fu-centrodestra non è il ritorno al potere di Berlusconi che si teme (una eventualità nella quale non crede nessuno, nemmeno Berlusconi). Piuttosto, come ha argomentato Antonio Polito (Corriere , 29 settembre), sono le scelte che farà il probabile vincitore delle elezioni, il Pd, a preoccupare. Per le alleanze politiche (Vendola) e sociali (Cgil) di Bersani, e per la volontà conclamata degli uomini di Bersani di mandare in cavalleria, su punti decisivi, le riforme Monti, dalle pensioni al lavoro.
Ma c’è dell’altro. Del futuro dell’Italia dovrebbero infatti preoccupare, più che i suoi prossimi equilibri politici, i suoi prossimi squilibri. L’esito, di volta in volta, può essere più o meno drammatico, ma sembra che l’Italia pubblica non possa fare a meno, periodicamente, di essere investita da devastanti crisi di legittimità: malversazioni e scandali superano il livello di guardia, la sfiducia dei cittadini nelle classi dirigenti diventa totale o quasi, le istituzioni rappresentative perdono ogni residuo alone di rispettabilità. È accaduto nella fase terminale della democrazia giolittiana e ciò aprì le porte al fascismo. È accaduto, di nuovo, con le inchieste sulla corruzione dei primi anni Novanta che spazzarono via i vecchi partiti (la cosiddetta Prima Repubblica). Sta accadendo, ancora una volta, oggi.

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