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  • Martedì 28 agosto 2012

Le sanzioni per il rogo del Corano

Sei soldati statunitensi subiranno provvedimenti amministrativi, ma nessuna azione penale, per l'episodio che portò a scontri e proteste in Afghanistan

A Muslim protester holds a copy of Quran as he shouts slogans during a protest against the burning of Qurans in Afghanistan by U.S. troops, outside the U.S. Embassy in Kuala Lumpur, Malaysia, Friday, Feb. 24, 2012. U.S. President Barack Obama apologized to Afghans for the burning of Qurans at a U.S. military base in Afghanistan, trying to assuage rising anti-American sentiment as an Afghan soldier gunned down two American troops during another day of angry protests. (AP Photo/Lai Seng Sin)
A Muslim protester holds a copy of Quran as he shouts slogans during a protest against the burning of Qurans in Afghanistan by U.S. troops, outside the U.S. Embassy in Kuala Lumpur, Malaysia, Friday, Feb. 24, 2012. U.S. President Barack Obama apologized to Afghans for the burning of Qurans at a U.S. military base in Afghanistan, trying to assuage rising anti-American sentiment as an Afghan soldier gunned down two American troops during another day of angry protests. (AP Photo/Lai Seng Sin)

Nel febbraio scorso nelle città afghane di Kabul e Jalalabad centinaia di persone protestarono contro le offese rivolte al Corano da parte dei militari americani della base aerea militare di Bagram, che si trova a sessanta chilometri a nord-ovest dalla capitale Kabul. Le proteste iniziarono quando il comandante delle forze armate statunitensi in Afghanistan, il generale John Allen, si scusò ufficialmente per il fatto che alcuni soldati americani avessero gettato molte copie del Corano in un inceneritore di rifiuti, nei pressi della base aerea. Alcuni afghani ne trovarono dei resti inceneriti tra i rifiuti.

Le copie del testo religioso, dissero le autorità dell’esercito statunitense, erano state ritirate dalla biblioteca del carcere di Parwan perché venivano usate dai prigionieri talebani per scambiarsi messaggi e che erano state bruciate per errore. Durante le proteste e gli scontri con la polizia afghana morirono circa trenta civili, due soldati americani uccisi da un soldato afghano e due consiglieri militari statunitensi.

Ieri, sei soldati americani sono stati sanzionati per aver buttato quasi cento copie del Corano nell’inceneritore, insieme ad altri testi religiosi. Nei loro confronti non ci sarà un’azione penale, né il carcere, ma soltanto «punizioni amministrative» perché non c’è stata la volontà di mancare di rispetto nei confronti dell’Islam. La loro unica colpa è di non aver seguito correttamente la procedura. Il tipo di provvedimenti cui saranno sottoposti i soldati non sono state rese note, ma dovrebbero riguardare: una riduzione del grado militare o la perdita di una quota della retribuzione o il pagamento di una cifra in denaro come ammenda.

Né l’esercito, né i Marines hanno diffuso i nomi dei militari coinvolti, ma il Comando Centrale degli Stati Uniti ha pubblicato l’inchiesta sul proprio sito. Secondo il rapporto, circa un terzo dei testi sono stati «leggermente danneggiati». L’agenzia di stampa Associated Press scrive che si tratterebbe in totale di più di 2.000 libri, tra cui circa 1.200 testi religiosi.

I militari coinvolti sono quattro ufficiali e due sottufficiali. Il generale di brigata Bryan Watson, il funzionario incaricato delle indagini, ha detto che «tutte le persone coinvolte non hanno agito con l’intento maligno di mancare di rispetto al Corano». Il presidente afghano Hamid Karzai aveva chiesto un processo pubblico per i sei militari. Scrive il Wall Street Journal che gli ufficiali statunitensi hanno informato Karzai dell’indagine domenica scorsa. Aimal Faizi, il portavoce di Karzai, ha detto che il presidente si sarebbe espresso oggi sulla questione.

La conclusione dell’indagine è arrivata nello stesso giorno in cui l’U.S. Marine Corps (USMC), una delle forze armate degli Stati Uniti, ha annunciato i provvedimenti verso altri tre militari: uno «per aver orinato sui cadaveri di alcuni talebani» apparso in un video, un altro per essersi fatto scattare una foto con alcuni cadaveri e un terzo per aver mentito agli investigatori. Il Segretario alla Difesa Leon Panetta aveva condannato il video, che si pensa sia stato girato nel sud dell’Afghanistan nella provincia di Helmand durante la primavera o l’estate del 2011, chiedendo scusa pubblicamente.

Foto: AP Photo/Lai Seng Sin