Il brutto pomeriggio delle Borse, ieri

Il grafico mostra nitidamente il momento in cui Draghi ha iniziato a parlare, quindi meglio capire bene che cosa ha detto

Oggi il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea ha deciso di mantenere invariati i tassi di interesse di riferimento. Alle 14.30 il presidente della BCE Mario Draghi ha tenuto una conferenza stampa in cui ha spiegato le decisioni e ha risposto ad alcune domande dei giornalisti: le sue dichiarazioni hanno causato ribassi nelle principali borse europee, che fino a prima dell’inizio della conferenza stampa erano in attivo. Quello che ha detto Draghi riguarda uno dei punti principali di cui si discute dall’inizio della crisi europea, ovvero il ruolo che deve avere la Banca Centrale Europea nell’aiutare i paesi che si trovano in maggiore difficoltà.

Il passaggio più notevole della conferenza stampa di Draghi è stato probabilmente questo:

Visto che i mercati finanziari spesso fanno i necessari aggiustamenti solo quando i risultati diventano visibili, i governi devono essere pronti ad attivare gli strumenti dell’EFSF/ESM sul mercato obbligazionario quando lo giustificano circostanze eccezionali e quando esistono rischi per la stabilità.

Solo dopo la richiesta formale di aiuto, ha aggiunto Draghi, la BCE potrà procedere a “vere e proprie operazioni di mercato di dimensione adeguata a raggiungere i propri obiettivi”. In altre parole, un eventuale acquisto di titoli di stato dei paesi in difficoltà da parte della BCE, in modo da abbassare i rendimenti e quindi il famoso spread, avverrà solo dopo che i governi interessati avranno fatto formalmente richiesta di un aiuto al cosiddetto “fondo salva-stati”, ovvero l’EFSF che è stato istituito a maggio del 2010 a causa della crisi e che verrà sostituito gradualmente dall’ESM. Ma rivolgersi all’EFSF/ESM è una mossa molto impegnativa, che vuol dire anche concordare con le istituzioni europee piani di assestamento dei conti pubblici e, prevedibilmente, misure finanziarie molto dure da parte dei paesi che richiedono l’aiuto.

L’acquisto di titoli di stato da parte della Banca Centrale Europea è una mossa che viene richiesta da mesi da alcuni paesi e alcune forze politiche in Europa – ne parlò Berlusconi a novembre 2011, per esempio – ma ha sempre incontrato la fermissima opposizione della Germania. Draghi, ad ogni modo, non ha alluso solo a questo. Ha definito gli attuali spread tra i titoli di stato “inaccettabili” e ha ripetuto la possibilità che la BCE attui misure “non convenzionali” per intervenire nel mercato dei titoli di stato, anche se non ha detto quali: ma tra queste, secondo la frase riportata sopra, non ci saranno acquisti immediati dei titoli.

La reazione dei mercati finanziari è stata immediata e molto negativa. La borsa di Milano ha chiuso alle 17.30 con una perdita del 4,64 per cento (indice FTSE MIB), il risultato peggiore tra le maggiori borse europee. Dieci titoli di borsa, tra cui Unicredit, Intesa Sanpaolo e Telecom, sono stati sospesi. Le borse di Parigi e Francoforte hanno perso entrambe il 2,1 per cento. Il collegamento diretto e istantaneo tra le dichiarazioni di Draghi e l’andamento è evidente dal grafico dell’andamento della borsa di Milano nella giornata di oggi. Nello stesso tempo, lo spread tra i titoli italiani e quelli tedeschi, che in mattinata era sceso fino a circa 430 punti base, è risalito fino a chiudere a quasi 510.

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Non è la prima volta, durante la crisi in corso della zona euro, che i mercati reagiscono in modo molto deciso alle dichiarazioni di Draghi. La mattina di giovedì 26 luglio, poche parole dette da Draghi in un’occasione meno istituzionale (un discorso a Londra davanti a una conferenza di investitori) avevano provocato un’altra reazione molto evidente: quella volta ci furono un netto rialzo nelle maggiori borse europee e un abbassamento degli spread tra i diversi titoli di stato nell’arco di un paio di giorni (quello sui decennali tra Italia e Germania, di circa 100 punti).

I 200 punti “ingiustificati” dello spread italiano

foto: DANIEL ROLAND/AFP/GettyImages