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  • Sabato 30 giugno 2012

L’UNESCO riconosce la Basilica della Natività di Betlemme

Ieri l'organizzazione dell'ONU ha messo la chiesa, che è in un'area amministrata dai palestinesi, tra i Patrimoni dell'umanità: USA e Israele hanno protestato

Ieri il Comitato per i Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) ha votato per inserire la Chiesa della Natività di Betlemme, che si trova in una zona della Cisgiordania occupata da Israele ma amministrata dall’Autorità Nazionale Palestinese, tra i siti di interesse culturale da tutelare. La Chiesa della Natività di Betlemme è già stata inserita nell’elenco presente sul sito, nella categoria “in pericolo” (la lista complessiva comprende oltre 940 siti in quasi tutti i paesi del mondo, e l’Italia è il paese che nel suo territorio ne ha di più, 47). La Palestina è un membro dell’UNESCO da circa otto mesi, e la decisione ha provocato le proteste degli Stati Uniti e di Israele: Francesco Battistini ha raccontato la vicenda sul Corriere della sera.

Sedici sì e un lungo applauso. I palestinesi ce l’hanno fatta e nove mesi dopo la battaglia per una poltrona all’assemblea Onu, dopo essere entrati a pieno diritto nell’Unesco, con un voto che non sorprende sono riusciti a inserire un tesoro artistico della Cisgiordania nell’elenco dei patrimoni mondiali dell’umanità da tutelare. È la prima volta che accade. E accade con la Basilica della Natività di Betlemme. «È un giorno storico – esulta Abu Roudeina, portavoce del presidente Abu Mazen – È una vittoria della nostra causa e della giustizia. È un riconoscimento globale dei diritti del nostro popolo. Perché si tratta d’un sito a rischio, a causa dell’occupazione israeliana e della costruzione del Muro di separazione. Dimostra inoltre che è naturale che il mondo sia con noi e riconosca i diritti del popolo palestinese e lo Stato di Palestina».

Il Comitato per il Patrimonio dell’Unesco, riunito a San Pietroburgo sotto la presidenza russa, su richiesta dell’Autorità palestinese ha preso in considerazione il caso Betlemme con una procedura d’urgenza, contestata da israeliani e Usa, stralciandolo dall’elenco dei venti siti da proteggere (da Hebron alle grotte di Qumram, fino ale coste di Gaza) che il governo Fayyad aveva sottoposto nei mesi scorsi all’Onu.

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foto: MUSA AL SHAER/AFP/GettyImages