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  • Mercoledì 16 maggio 2012

Bossi indagato a Milano

L'accusa è truffa ai danni dello Stato, l'inchiesta è la stessa del caso Belsito

Umberto Bossi è indagato per truffa ai danni dello Stato nell’inchiesta sui soldi della Lega Nord aperta a Milano. Insieme a Umberto Bossi sono indagati anche i figli Renzo e Riccardo e il senatore Piergiorgio Stiffoni, 64 anni e importante esponente della Lega, accusato di peculato. Renzo Bossi si è già dimesso da consigliere regionale della Lombardia, mentre suo padre Umberto in seguito allo scandalo ha lasciato la dirigenza della Lega.

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L’inchiesta ha al centro l’uso da parte della Lega dei rimborsi elettorali ottenuti dallo Stato ed è una delle tre aperte sul cosiddetto “caso Belsito”. Francesco Belsito, ex tesoriere della Lega, è indagato per truffa ai danni dello Stato, appropriazione indebita e riciclaggio.  Secondo quanto riporta il Corriere, l’entità della truffa è di circa 18 milioni di euro, e coinvolge un rendiconto presentato dalla Lega Nord nell’agosto 2011 e riguardante i rimborsi elettorali per il 2010. Il rendiconto è stato controfirmato da Bossi e l’accusa lo ritiene non veritiero: per questo motivo Bossi, responsabile legalmente di quanto riportato nel documento, è stato indagato. Pare che l’indagine non riguardi sue spese personali fatte – secondo l’accusa – con i soldi del partito, a differenza di quanto viene contestato ai suoi due figli.

Le altre due inchieste che riguardano Belsito sono state aperte dalla procura di Reggio Calabria e da quella di Napoli.

A Milano, dove è indagato Umberto Bossi, sono indagati per presunta appropriazione indebita aggravata anche l’imprenditore veneto Stefano Bonet e il consulente finanziario Paolo Scala. Gli ultimi due sono considerati presunti complici di Belsito. A Napoli ci sono cinque indagati: oltre a Belsito e Bonet ci sono gli ingegneri Luigi Giannini, Riccardo De Carlini e Giordano Franceschini. A Reggio Calabria gli indagati sono otto, compresi Scala, Bonet e Romolo Girardelli. Quest’ultimo, secondo la Direzione distrettuale antimafia, sarebbe stato il punto di collegamento tra il tesoriere della Lega Nord e la cosca della ‘ndrangheta dei De Stefano.

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foto: LaPresse/Spada