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  • Mercoledì 25 aprile 2012

L’ultimo sorpasso di Villeneuve

Il 25 aprile di trent'anni fa, 13 giorni prima di morire in Belgio, il pilota della Ferrari fu protagonista di un duello spettacolare e controverso

(Hulton Archive/Getty Images)
(Hulton Archive/Getty Images)

In un articolo pubblicato dalla Lettura del Corriere della Sera, Tommaso Pellizzari ricorda un duello leggendario di Formula Uno avvenuto esattamente trent’anni fa. Era il 25 aprile 1982, si correva il Gran Premio di San Marino di Formula Uno, a Imola, e i due piloti della Ferrari Gilles Villeneuve e Dider Pironi furono protagonisti di una rivalità che generò anche molte polemiche all’interno del team, a causa di alcuni ordini di scuderia poco chiari.

A causa di queste incomprensioni, Villeneuve, che era saldamente in testa alla corsa, rallentò e si fece raggiungere da Pironi: i due battagliarono per diversi giri, ma alla fine Pironi superò il compagno di squadra alla quartultima curva della gara. Da quel giorno, dopo la gara di Imola, Villeneuve, infuriato, non rivolse più la parola a Pironi. Villeneuve fino a quel momento aveva vinto poco ma era amatissimo dai tifosi della Ferrari per il suo stile di guida molto aggressivo e spettacolare. Sarebbe morto solo 13 giorni dopo in Belgio, a Zolder, durante le prove del successivo Gran Premio.

Nell’ospedale di Lovanio, dove Gilles Villeneuve sta morendo, uno solo dei suoi colleghi è andato a fargli visita. È Didier Pironi, il francese di origini friulane che è anche suo compagno di squadra alla Ferrari. Ai giornalisti, il pilota dirà che lo spaventoso incidente di poche ore prima, in quell’8 maggio 1982, è accaduto perché «con queste vetture sono stati superati ampiamente i limiti della sicurezza. L’incidente di Villeneuve è avvenuto in un posto dove oggi si transita a 280 all’ora, mentre prima si passava a 180. Quando queste vetture decollano, diventano praticamente degli aerei».

C’è del vero nelle parole di Pironi. Alle 13.53, a sette minuti dalla fine delle qualifiche del Gran premio del Belgio sul circuito di Zolder, Gilles Villeneuve ha toccato in curva il pilota tedesco Jochen Mass: la ruota anteriore sinistra della Ferrari, molto più veloce, ha centrato la posteriore destra della March. La monoposto rossa è decollata davvero, poi cadendo ha sbattuto contro il guard rail: Villeneuve è stato sbalzato fuori, con il seggiolino ancora attaccato alla schiena. Nelle immagini televisive lo si intravede volare, e precipitare su un paletto di plastica che sostiene una rete di protezione. L’impatto contro il paletto di plastica provoca un distacco netto fra prima e seconda vertebra cervicale: il cervello non manda più impulsi al cuore. Nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Gilles viene tenuto in vita grazie a stimolazioni elettriche al cuore.

È così che lo vede Pironi, prima che — alle 21.12 — i medici spengano l’ultima macchina. Ed è così, con quelle parole, che il pilota spiega la morte del suo compagno di scuderia. Eppure Didier sa, non può non sapere, che se Gilles Villeneuve è in quel letto d’ospedale non è solo perché la Formula 1 è sempre più pericolosa. No, Pironi sa benissimo che la morte di Gilles Villeneuve ha a che fare con lui. E con quanto è successo due settimane prima, a Imola, Gp di San Marino, quando il pilota canadese aveva smesso di parlargli per sempre.

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nella foto, Gilles Villeneuve nel 1980