• Mondo
  • Domenica 22 aprile 2012

La crisi di governo in Olanda

Il leader xenofobo Geert Wilders non ha accettato i tagli della nuova finanziaria e ha ritirato l'appoggio al governo del primo ministro Rutte

(PHIL NIJHUIS/AFP/Getty Images)
(PHIL NIJHUIS/AFP/Getty Images)

Da ieri in Olanda è in corso una grave crisi di governo e le elezioni anticipate sarebbero “oramai scontate”. Ad annunciarlo è stato il premier olandese Mark Rutte, dopo che la coalizione di governo di cui è a capo si è divisa sul piano di una manovra finanziaria che prevede tagli alla spesa pubblica per circa 16 miliardi di euro. Il Partito per la Libertà (PVV), formazione di estrema destra e xenofoba che oggi appoggia dall’esterno il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD) di Rutte al governo con i cristianodemocratici, non ha dato il suo appoggio alla manovra fortemente voluta dal partito di Rutte. Il leader del Partito per la Libertà Geert Wilders ha detto: “Non vogliamo prendere ordini dall’Europa. E non vogliamo che a pagare per le sue richieste insensate siano i nostri anziani”.

Così, il partito di Wilders ha abbandonato i negoziati sui tagli che erano iniziati lo scorso marzo tra i partiti della maggioranza e il governo è a un passo dalla caduta. Quel che resta della coalizione di Rutte, infatti, non ha più la maggioranza in Parlamento: la somma dei seggi di VVD e cristianodemocratici costituiscono solo il 40 per cento del totale, mentre il PVV di Wilders detiene oltre il 15 per cento dei seggi. Domani Rutte dovrebbe rimettere il suo mandato alla regina olandese e preparare il terreno per nuove elezioni che, secondo le prime indiscrezioni, dovrebbero tenersi il prossimo settembre. Nel frattempo, però, Rutte farà di tutto per approvare i tagli, cercando un’intesa temporanea con altri partiti di opposizione, come i laburisti e la sinistra liberale D66.

I tagli, infatti, sono fondamentali per il Partito Liberale, in quanto, secondo le ultime stime del governo, il rapporto deficit/PIL dell’Olanda salirà nel 2012 al 4,6 per cento, mentre il limite fissato dall’Europa con il recente fiscal compact, fortemente voluto proprio dall’Olanda, è del tre per cento entro il 2013. L’Olanda, tra l’altro, nonostante il rigore dei suoi conti, è ufficialmente in recessione dallo scorso febbraio e la disoccupazione è in leggero aumento: a marzo, il tasso di disoccupazione era del 5,9 per cento (un anno fa era al 5,1) e il numero di disoccupati da febbraio a marzo 2012 è cresciuto da 463 mila a 465 mila.

L’Olanda è uno dei pochi paesi europei (gli altri sono Germania, Finlandia e Lussemburgo) il cui debito viene giudicato da tutte le principali agenzie di rating con la cosiddetta “tripla A”, ossia molto affidabile. Tuttavia, dopo gli ultimi dati poco confortanti dell’economia olandese, l’agenzia di rating Fitch ha già minacciato di declassare l’Olanda e toglierle la “tripla A”. L’Olanda è uno dei paesi europei con il più alto debito privato, anche a causa dei mutui concessi con facilità dalle banche, e dal 2008 i prezzi delle case sono cominciati a scendere sensibilmente.

nella foto, da sinistra, il vicepremier Maxime Verhagen e il premier olandese Mark Rutte (PHIL NIJHUIS/AFP/Getty Images)