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  • Sabato 14 aprile 2012

I colloqui sul nucleare iraniano in Turchia

Sono ricominciati ieri, dopo quindici mesi, e potrebbero essere l'ultima possibilità per risolvere la situazione per vie diplomatiche

Photographers and cameramen take pictures of the reactor building at the Russian-built Bushehr nuclear power plant in southern Iran on August 21, 2010 during a ceremony initiating the transfer of Russia-supplied fuel to the facility after more than three decades of delay. AFP PHOTO/ATTA KENARE (Photo credit should read ATTA KENARE/AFP/Getty Images)
Photographers and cameramen take pictures of the reactor building at the Russian-built Bushehr nuclear power plant in southern Iran on August 21, 2010 during a ceremony initiating the transfer of Russia-supplied fuel to the facility after more than three decades of delay. AFP PHOTO/ATTA KENARE (Photo credit should read ATTA KENARE/AFP/Getty Images)

A Istanbul, in Turchia, si sta svolgendo da venerdì un incontro internazionale tra i rappresentanti dei cosiddetti P5+1 (Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia e Cina, i cinque membri permanenti del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, più la Germania) e le autorità iraniane, per cercare di risolvere la questione riguardante lo sviluppo dell’energia nucleare in Iran. Questo di Istanbul è il primo incontro ufficiale negli ultimi quindici mesi, ovvero da quando, nel gennaio del 2011, i colloqui erano stati interrotti perché le due parti non erano in grado di trovare un punto di accordo su cui cominciare a discutere.

Al centro dei colloqui c’è il programma di sviluppo nucleare iraniano, che il paese sostiene da sempre essere parte del proprio diritto inalienabile di investire nella ricerca e nello sviluppo di centrali nucleari a fini unicamente energetici, e quindi del tutto pacifici. La comunità internazionale, al contrario, teme che l’obiettivo delle ricerche iraniane sia la costruzione di armi nucleari, che sarebbe un grave pericolo per la stabilità della regione, e chiede all’Iran di permettere la visita delle centrali agli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA).

Il presidente statunitense Barack Obama ha dichiarato che questo incontro potrebbe essere l’ultima possibilità per risolvere il problema con la diplomazia, mentre i delegati della Russia – che insieme alla Cina ha un ruolo di mediazione tra le richieste occidentali e le posizioni iraniane – hanno sottolineato come sia fondamentale che questo colloquio serva a riavvicinare le parti. La speranza di Stati Uniti, Francia e Regno Unito, come ha detto il segretario di stato statunitense Hillary Clinton, resta però quello di convincere l’Iran a interrompere o almeno a diminuire l’arricchimento di uranio, nonché ad accettare l’ingresso nel paese degli ispettori internazionali.

Se l’Iran dovesse accettare queste richieste, dice la BBC, le sanzioni internazionali che colpiscono il paese – l’ultima delle quali è l’embargo europeo sul petrolio iraniano, approvato a fine gennaio – potrebbero essere ammorbidite. Nel frattempo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rinnovato la forte preoccupazione di Israele sul programma nucleare iraniano, minacciando ancora una volta che, se la situazione non si risolverà al più presto per vie diplomatiche, l’aviazione israeliana è pronta a bombardare le centrali nucleari iraniane.

foto: ATTA KENARE/AFP/Getty Images