• Mondo
  • Giovedì 5 aprile 2012

Le foto del museo del surf

Apre domani a Braunton, in Inghilterra, ed è il primo in Europa dedicato alla storia dello sport: tavole centenarie, foto, tute, poster

Domani aprirà a Braunton, in Inghilterra, il Museo del surf britannico, il primo museo in Europa dedicato a questo sport. Il museo raccoglie tavole da surf vecchie anche cento anni, tute da surf, foto, poster e altri oggetti che testimoniano la diffusione del surf nel Regno Unito.

Il surf è praticato nelle spiagge del Devon settentrionale, nel sudovest del paese, dagli inizi del Novecento, e la città di Braunton è diventata famosa per la nascente industria del surf dagli anni Sessanta e Settanta. Quindici anni fa il surfista Peter Robinson iniziò a raccogliere cimeli sul surf con l’aiuto di amici e appassionati e nel 2003 ricevette una significativa donazione dalla famiglia del visconte Ted Deerhurst, il primo surfista professionista britannico. Peter Robinson iniziò a organizzare mostre itineranti in tutto il Paese che sono state visitate da circa 400 mila persone. Nel 2009 ha fondato l’associazione del Museo del surf britannico, che si propone di conservare e tramandare il patrimonio surfistico britannico, che ha quasi un secolo di storia.

Ieri l’associazione ha diffuso una foto di Edoardo, principe del Galles mentre faceva surf alle Hawaii nell’aprile del 1920, probabilmente la prima foto di un surfista britannico: Edoardo imparò l’arte del surf sulla spiaggia di Waikiki nelle isole Hawaii, dove rivestiva da secoli un ruolo importante nella cultura locale (l’esploratore James Cook osservò gli indigeni che praticavano il surf e lo registrò nel suo giornale nel 1779). Il suo insegnante fu uno dei principali esportatori del surf in verticale (in piedi sulla tavola), Duke Kahanamoku, attore, cinque volte medaglia olimpica di nuoto tra il 1912 e il 1924, prima che Edoardo diventasse brevemente re Edoardo VIII d’Inghilterra nel 1936.

La giallista Agatha Christie, nei primi anni Venti, fu un’altra pioniera del surf in verticale in Occidente, come rivelarono le ricerche storiche del Museo del surf britannico pubblicate alcuni mesi fa. Inizialmente, l’equipaggiamento dei surfisti era rudimentale: il Guardian scrive che, nel 1919, una società di onoranze funebri della Cornovaglia vendeva i coperchi delle bare come tavole da surf. Ancora negli anni ’50 le tavole da surf erano formate da assi lavorate e tenute insieme con chiodi di ottone, mentre i costumi erano fatti in casa e spesso includevano maglioni di lana per ripararsi dall’acqua fredda.

Come testimonia l’immagine del principe Edoardo, il surf si diffuse inizialmente tra gli aristocratici inglesi, e solo molto tempo dopo, negli anni Sessanta e Settanta, diventò uno dei simboli della controcultura giovanile hippie e ribelle. Per la popolarizzazione dello sport fu decisivo l’arrivo sulle coste inglesi dei soldati australiani e statunitensi nel corso della Seconda guerra mondiale. La diffusione del surf sulle spiagge inglesi, in particolare nella regione sudoccidentale della Cornovaglia, è in crescita negli ultimi anni e sarebbe praticato da circa 500 mila persone, nonostante le condizioni meteorologiche e l’altezza delle onde le rendano molto differenti dalle zone dove il surf è più diffuso, come l’Australia, le Hawaii e le spiagge occidentali degli Stati Uniti.