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  • Lunedì 26 marzo 2012

Chi era Vigor Bovolenta

Le foto della carriera del campione di pallavolo morto sabato: "il più giovane, e forse il più spudorato" nella squadra più forte di tutti i tempi, racconta Francesco Piccolo sul Corriere

during the volleyball event at the Capital Indoor Stadium during Day 12 of the Beijing 2008 Olympic Games on August 20, 2008 in Beijing, China.
during the volleyball event at the Capital Indoor Stadium during Day 12 of the Beijing 2008 Olympic Games on August 20, 2008 in Beijing, China.

Vigor Bovolenta, campione di pallavolo, è morto sabato a 37 anni durante la partita di serie B2 che stava giocando con la sua squadra, la Volley Forlì, contro la Lube Macerata. Bovolenta si è accasciato dopo un servizio durante il terzo set ed è morto poco dopo, probabilmente per un problema cardiaco. Bovolenta giocava come centrale e aveva esordito in nazionale del 1995, negli anni della nazionale di Julio Velasco, considerata la più forte squadra di pallavolo di tutti i tempi e soprannominata “generazione di fenomeni”. Nel corso della sua carriera Bovolenta ha vinto due scudetti, una Coppa Italia, tre Champions League, una Coppa delle Coppe, due Coppa CEV, due Supercoppe Europee, una Coppa del Mondo per club, una medaglia d’argento alle Olimpiadi di Atlanta 1996, due Europei, una Coppa del Mondo, quattro World League. Oggi lo racconta Francesco Piccolo sul Corriere della Sera.

È andato sulla linea di battuta, ha colpito la palla lanciandola con più forza e precisione possibili nel campo degli avversari e poi, chiedendo aiuto, si è accasciato. Così è morto un campione. Era stato il più giovane, e forse il più spudorato, di quella nazionale di grandi talenti che l’Italia intera aveva seguito esultando e soffrendo nelle notti olimpiche, di Coppa del mondo: la nazionale di volley di Julio Velasco. Vigor Bovolenta aveva 37 anni, era alla fine di una carriera lunghissima e piena di vittorie, aveva seguito Forlì in B2, perché gli era stato promesso un futuro da dirigente e anche per evitare alla sua famiglia l’ennesimo trasloco per seguirlo chissà dove.

Qualche giorno fa, Eddy Merckx, uno dei più grandi ciclisti di sempre, dichiarava che il suo cuore batteva in modo strano, e se avesse corso oggi, forse lo avrebbero fermato. Lo diceva quasi con furbizia, perché tutti i campioni hanno dalla loro parte sia la passione per lo sport che sanno praticare, sia un senso di schiavitù: non riescono a farne a meno. Da qui arriva la loro ostinazione, quella voglia di sfidare tutto, anche la sorte che si mette contro. Prendete Bovolenta: ha cominciato a giocare ai massimi livelli a quindici anni, e dopo più di vent’anni era ancora lì, a infilare ginocchiere, a mettere fasciature, a sentire l’odore degli spogliatoi, a lottare per un punto, per un set, per una partita. Era sposato a Federica Lisi, anche lei nazionale di pallavolo. È il mondo in cui ha vissuto tutta la giovinezza, non voleva staccarsene se non il più tardi possibile.

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