Il problema dei rifiuti nello spazio

I resti di un missile russo, parte dei 22 mila detriti in orbita intorno alla Terra, hanno costretto gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale a rifugiarsi nelle capsule di salvataggio

IN SPACE - SEPTEMBER 14: In this handout from the National Aeronautics and Space Administration (NASA), the Upper Atmosphere Research Satellite (UARS) is deployed from the Space Shuttle Discovery in September 14, 1991 in space. According to NASA, the 12,500 pound satellite will fall from orbit into earth's atmosphere anytime between September 22 through 24. It is estimated that the space craft will break up into about 100 pieces, with an estimated 26 of which could hit the earth over a possible 500 mile debris field. (Photo by NASA via Getty Images)
IN SPACE - SEPTEMBER 14: In this handout from the National Aeronautics and Space Administration (NASA), the Upper Atmosphere Research Satellite (UARS) is deployed from the Space Shuttle Discovery in September 14, 1991 in space. According to NASA, the 12,500 pound satellite will fall from orbit into earth's atmosphere anytime between September 22 through 24. It is estimated that the space craft will break up into about 100 pieces, with an estimated 26 of which could hit the earth over a possible 500 mile debris field. (Photo by NASA via Getty Images)

La notte scorsa i sei astronauti che si trovano sulla Stazione Spaziale Internazionale – tre americani, due russi e un tedesco – si sono temporaneamente trasferiti nelle capsule di salvataggio della stazione orbitante a causa dei detriti di un missile russo, che seguivano una rotta potenzialmente pericolosa per la stazione orbitante. In caso di collisione le capsule sono programmate per riportare gli astronauti sulla Terra. L’operazione è stata resa necessaria dal fatto che i detriti sono stati avvistati troppo tardi per tentare di muovere la stazione spaziale per evitarli, anche se la NASA ha specificato che i rischi di impatto erano bassissimi e che il trasferimento è stato semplicemente un’operazione precauzionale.

Una volta che i detriti del missile russo sono passati accanto alla stazione senza recare alcun danno – secondo l’agenzia spaziale russa l’hanno mancata di circa 23 chilometri – agli astronauti è stato dato il permesso di rientrare nella stazione spaziale, intorno alle 3 e mezza di questa notte, ora italiana. Negli ultimi dodici anni questa operazione di sicurezza è stata messa in atto solamente tre volte. L’ultima giusto qualche mese fa, a giugno, quando un detrito passò a soli 300 metri dalla stazione orbitante.

Secondo la NASA, in orbita intorno alla Terra ci sono circa 22 mila detriti potenzialmente pericolosi di cui sia stata registrata la presenza. La loro dimensione può variare da frammenti di meno di un centimetro fino a interi satelliti fuori uso, parti di missili lanciati in orbita o serbatoi di carburante esauriti. Oltre che dalle loro dimensioni, la pericolosità di questi frammenti è data dalla loro altissima velocità – qualche chilometro al secondo – dovuta soprattutto alla mancanza di attrito nello spazio. L’evento che ha causato la maggior quantità di detriti si è verificato nel 2007, quando la Cina ha usato un missile per distruggere un suo satellite, creando più di tremila detriti rilevabili dagli strumenti e circa 150 mila detriti più piccoli.

Il problema dei rifiuti spaziali che si stanno accumulando da anni intorno alla Terra è un argomento sempre più delicato per le agenzie spaziali internazionali. Per questo motivo lo IADC, un comitato che riunisce le agenzie spaziali internazionali, ha stilato delle norme condivise per tenere sotto controllo il più possibile il problema. L’obiettivo è di evitare le cause più comuni che portano alla formazione dei detriti spaziali, prima tra tutti la dismissione dei satelliti non più in uso, i quali devono avere una scorta sufficiente di carburante per poter essere spostati in orbite sicure o devono comunque essere svuotati del propellente per evitare ogni possibilità di esplosione.

Secondo uno studio pubblicato l’anno scorso dall’Euroconsult, una società specializzata in satelliti per le comunicazioni, nell’arco dei prossimi dieci anni dovrebbero essere mandati in orbita 1145 nuovi satelliti, quasi tutti per le telecomunicazioni. Diventerà quindi di vitale importanza riuscire a “tenere pulita” l’orbita terrestre per evitare incidenti come quello del febbraio 2009, quando un satellite russo e uno americano si scontrarono nello spazio esplodendo in migliaia di frammenti.

Nella foto, il satellite dismesso UARS, caduto sulla Terra tra nel settembre 2011.
(NASA via Getty Images)