I congressi del PdL

Tesseramenti gonfiati, persone iscritte a loro insaputa (anche di Rifondazione e del PD), denunce, inchieste: Repubblica racconta come se la cava il PdL alla prova della democrazia interna

Nel corso della sua intervista di domenica scorsa a Che tempo che fa il segretario del Popolo della Libertà, Angelino Alfano, ha spiegato di essere al lavoro per un rinnovamento del proprio partito che passa anche attraverso l’organizzazione dei congressi per eleggere i rappresentati sul territorio del PdL. Le cose non sembrano però andare per il verso giusto, almeno stando alle notizie circolate in questi giorni su esposti presentati in alcune procure italiane riguardo “anomalie” e presunti brogli.

Il caso che ha ricevuto maggiore attenzione, grazie a un servizio di Striscia la Notizia, è quello di Bari, dove il Popolo della Libertà ha eletto come nuovo coordinatore il senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri. Alcuni esponenti di minoranza hanno segnalato alla trasmissione televisiva che 139 iscritti sui 6.500 risultano residenti allo stesso numero civico, dove però si trova solamente una società di consulenza in locali che non potrebbero ospitare “i numerosi residenti citati”. Gli inviati di Striscia la Notizia, spiega David Allegranti sul suo blog sul Post, si sono messi in contatto con una di queste 139 persone, che ha spiegato di non abitare in quel luogo e di non aver mai firmato per avere la tessera del partito.

Secondo l’ex sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, le 139 tessere sospette di Bari non cambiano sostanzialmente il risultato dell’elezione del nuovo coordinatore, ma l’episodio va comunque approfondito per capire se si sia trattato di una iniziativa esterna o interna al partito. In questo secondo caso, ha spiegato Mantovano, il responsabile dovrebbe essere espulso quanto prima dal PdL.

Delle anomalie nei congressi del PdL si occupano oggi su Repubblica Giuliano Foschini e Lello Parise, con un elenco dei casi fino a ora emersi in diverse regioni italiane. In Campania, per esempio, si segnala il notevole successo dell’iniziativa di tesseramento: 120 mila iscritti, 45 mila di questi in provincia di Napol. L’aumento è rilevante perché avviene in un momento di relativa debolezza del PdL nella regione a causa delle inchieste giudiziarie che interessano alcuni suoi esponenti e a un generale calo dei consensi. A Napoli inoltre ci sono forti contrasti tra il deputato Amedeo Laboccetta e l’assessore regionale Marcello Tagliatela. Il commissario straordinario del PdL in Campania, Nitto Francesco Palma, nominato da Silvio Berlusconi a fine gennaio dopo le dimissioni del coordinatore Nicola Cosentino, sta valutando la situazione e – dice Repubblica – potrebbe anche decidere di nominare un commissario per l’area di Napoli per allentare la tensione. Anche il PD ha avuto in passato vari problemi col suo tesseramento in Campania e a Napoli.

In Calabria la campagna di tesseramento si intreccia con un paio di inchieste di ‘ndrangheta. Il consigliere regionale Franco Morelli, che ottenne 13.671 preferenze alle ultime elezioni regionali, è stato arrestato su ordine del pubblico ministero Ilda Boccassini. Il 21 dicembre scorso è stato arrestato il consigliere comunale di Reggio Calabria Giuseppe Plutino. Appartengono entrambi al PdL e sono accusati di avere contiguità con le coste ‘ndrine. Secondo Repubblica i due sono i “signori delle tessere” del partito locale, che ha diffuso 50 mila tessere: sono stati presentati degli esposti sull’esplosione del numero degli iscritti del PdL.

Foschini e Parise segnalano anomalie in Liguria. Nella provincia di Savona tra gli iscritti ci sarebbero nomadi e persone agli arresti domiciliari. Negli elenchi compare anche Reginaldo Vignola, che però è consigliere comunale del Partito Democratico. In lista c’è anche il figlio di Vignola, Alessio, che insieme con il padre ha presentato una denuncia in procura sulla vicenda. I responsabili locali del PdL si sono comunque dati da fare per mettere le cose a posto, eliminando circa 91 iscrizioni sospette o ritenute poco attendibili. Erano arrivate all’ultimo momento, tutte da uno stesso indirizzo email e con una quota di iscrizione pari a 10 euro a testa, pagata con una carta Poste Pay. La persona che ha inviato le iscrizioni è nota, si tratta di un perito informatico, che però dice di aver semplicemente eseguito una “prestazione professionale” e non vuole svelare il nome del suo cliente. Le cose potrebbero cambiare nel caso di un intervento dei magistrati.

In Emilia Romagna i problemi sono iniziati a Modena, dove il 25 febbraio si sceglierà il coordinatore provinciale del partito fra tre candidati. Secondo Isabella Bartolini, che è l’attuale coordinatore, alcuni candidati avrebbero presentato una serie di tesseramenti realizzati in modo poco chiaro. In alcune città, spiega, il numero di iscrizioni è raddoppiato, con tesseramenti che “arrivano quasi tutti da una area geografica ben circoscritta: nel PdL di Modena gli aderenti di Caserta e provincia sono 240, quelli originari dell’intera Calabria 93 su circa 5.800 iscritti”.

Infine, in Veneto Foschini e Parise segnalano che si indaga per falso continuato in scrittura privata e i magistrati hanno disposto il sequestro di alcune carte nella sede del PdL a Roma. L’anomalia in questo caso sono 8mila tessere a Vicenza e un migliaio a Treviso: negli elenchi compaiono i nominativi di iscritti di Rifondazione Comunista e della Lega Nord, di persone decedute e dell’onorevole Massimo Calearo, eletto nel PD. Inoltre, in lista ci sono anche tutti gli iscritti all’Associazione cacciatori veneti, altra cosa che insospettisce gli inquirenti.