L’inverno perfetto

Beppe Severgnini su come siamo fatti e se possiamo cambiare, approfittando dell'aria che tira

Workers shovel snow from the steps of Rome's Campidoglio Capitol Hill, Saturday, Feb. 11, 2012. After no big snowfall for 26 years, Rome was hit by its second snowstorm in a week. Snow blanketed Rome's suburbs Friday morning, and by evening, it started sticking in the capital's center. Within two hours, at least 5 cm (2 inches) had accumulated. (AP Photo/Gregorio Borgia)
Workers shovel snow from the steps of Rome's Campidoglio Capitol Hill, Saturday, Feb. 11, 2012. After no big snowfall for 26 years, Rome was hit by its second snowstorm in a week. Snow blanketed Rome's suburbs Friday morning, and by evening, it started sticking in the capital's center. Within two hours, at least 5 cm (2 inches) had accumulated. (AP Photo/Gregorio Borgia)

Il Corriere della Sera di oggi affida una pagina a Beppe Severgnini per riflettere sulle attenzioni internazionali all’Italia del governo Monti, e sulle evoluzioni del “carattere nazionale”.

Se davvero Mario Monti volesse cambiare il modo di vivere degli italiani, Giulio Andreotti dovrebbe aggiornare la sua massima: i pazzi non sono soltanto quelli che credono di essere Napoleone e riformare le Ferrovie dello Stato. Ma il presidente del Consiglio non è pazzo. Semmai silenziosamente euforico e, di conseguenza, incauto. Perché bisogna abbandonare ogni cautela per dire agli italiani una cosa semplice e ovvia come questa: «Qualsiasi riforma sarà effimera se non entra gradualmente nella cultura della gente».
Non credo che Mario Monti, nella sua intervista a Time, intendesse «bocciare gli italiani», come riassume il Giornale . Ma è evidente: non intende neppure assolverci e applaudirci qualsiasi cosa facciamo. È questa la tentazione di ogni leader in ogni tempo e in ogni Paese: si chiama populismo, e porta prima illusioni, poi amare sorprese. Un leader non ha facoltà di condurre; ne ha il dovere. Se seguisse tutti gli istinti dei suoi elettori, in cambio di popolarità e voti, farebbe il loro male. Non è così che si aiutano le nazioni a crescere (neppure i figli).
Noi italiani non dobbiamo diventare qualcos’altro. Possiamo tenerci tutte le nostre virtù, frutto di secoli di storia, e lavorare sulle nostre debolezze, figlie di recenti sciatterie. Le prime sono inimitabili, e ci vengono invidiate nel mondo. Le seconde sono correggibili, e quasi sempre frutto di furbizie, ingordigia, pressapochismi e disonestà, denunciate sempre con squilli di retorica, ma sostanzialmente impunite. Le sanzioni italiane infatti sono sempre spaventose, lentissime e improbabili; quando dovrebbero essere moderate, rapide e certe.

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