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  • Giovedì 9 febbraio 2012

Le spiegazioni dell’ex presidente delle Maldive

Mohamed Nasheed ha scritto al New York Times dicendo di essere stato costretto a dimettersi e accusando il nuovo presidente di aver contribuito a pianificare il colpo di stato

In this photo provided by Maldives President's Office, Maldives President Mohamed Nasheed announces his resignation in a nationally televised address Tuesday afternoon, Feb. 7, 2012 in Male, Maldives. The first democratically elected president of the island nation resigned Tuesday after the police and army clashed in the streets of the island nation amid protests over his controversial arrest of a top judge. (AP Photo/Maldives President's Office)
In this photo provided by Maldives President's Office, Maldives President Mohamed Nasheed announces his resignation in a nationally televised address Tuesday afternoon, Feb. 7, 2012 in Male, Maldives. The first democratically elected president of the island nation resigned Tuesday after the police and army clashed in the streets of the island nation amid protests over his controversial arrest of a top judge. (AP Photo/Maldives President's Office)

Il New York Times ha pubblicato ieri un articolo dell’ex presidente delle Maldive Mohamed Nasheed che si è dimesso il 7 febbraio dopo le proteste sostenute dalla polizia e iniziate il mese scorso. Nasheed spiega l’origine del colpo di stato, la ragione delle dimissioni ed esprime i propri sospetti verso il nuovo presidente Mohamed Waheed Hassan, l’ex vice che ha preso il suo posto.

Mohamed Nasheed è stato eletto democraticamente nel 2008 vincendo contro Maumoon Abdul Gayoom, al potere dal 1978. Ma, spiega Nasheed: «le dittature non sempre muoiono quando il dittatore lascia il suo incarico. (…) Ho imparato questa lezione in fretta. Il mio paese, le Maldive, hanno votato contro il presidente Maumoon Abdul Gayoom nel 2008 in occasione delle storiche elezioni che hanno spazzato via tre decenni di governo autoritario. Eppure la dittatura ha lasciato alla nuova democrazia un tesoro saccheggiato, un enorme deficit di bilancio e un sistema giudiziario marcio».

Mohamed Nasheed fa riferimento all’episodio che ha dato inizio alle proteste contro di lui: l’arresto del giudice Abdulla Mohamed che aveva fatto scarcerare un oppositore del governo. Nasheed sostiene che le Maldive, pur dal 2008 sulla strada della democrazia, hanno mantenuto una magistratura «scelta dall’ex presidente e che ora si nasconde dietro una costituzione democratica. Questi giudici potenti hanno fornito protezione all’ex presidente, ai suoi familiari e ai suoi alleati politici, molti dei quali sono accusati di corruzione, di appropriazione indebita e di crimini contro i diritti umani». Il giudice fatto arrestare da Nasheed sarebbe uno di loro e avrebbe bloccato alcune indagini contro membri del governo dell’ex presidente Maumoon Abdul Gayoom: «La decisione è stata controversa, ma sentivo di non avere altra scelta se non fare quello che ho fatto», scrive Nasheed.

«Tuttavia martedì i sostenitori dell’ex presidente Maumoon Abdul Gayoom hanno protestato per le strade, e gli ufficiali di polizia e i militari dell’esercito fedeli al vecchio governo si sono ammutinati e mi hanno costretto, sotto minaccia, a rassegnare le dimissioni. Per evitare spargimenti di sangue, l’ho fatto. Credo che questo sia un colpo di Stato e sospetto che il mio vice presidente, che nel frattempo ha assunto l’incarico di presidente, abbia contribuito a pianificarlo». E conclude: «Il dittatore può essere cacciato in un solo giorno, ma possono servire degli anni per eliminare ciò che persiste della sua dittatura».