I cinquant’anni di Axl Rose

E le dieci migliori canzoni dei Guns N'Roses (che bisogna risalire a quando ne aveva trenta)

English singer Elton John, left, and American musician Axle Rose performing at the Freddie Mercury Memorial Concert at Wembley Stadium in London, England on April 20, 1992. (AP Photo/Gillian Allen)
English singer Elton John, left, and American musician Axle Rose performing at the Freddie Mercury Memorial Concert at Wembley Stadium in London, England on April 20, 1992. (AP Photo/Gillian Allen)

Anche se spesso si è temuto che tra droga, risse e matrimoni tempestosi non ci sarebbe mai arrivato, Axl Rose dei Guns N’Roses compie oggi cinquant’anni. E a differenza di altri colleghi il suo invecchiamento si è manifestato anche con un generale declino di successi e condizione fisica, assai sottolineata dai media (oggi il Corriere mostra una sua fotografia veramente decrepita). Noi vogliamo però ricordarlo com’era, quando i Guns N’Roses introdussero nuovi elementi di vivacità e scompaginamento nello spazio che allora stava tra il pop, il rock e quello che si chiamava “heavy metal”, stravendendo dischi in tutto il mondo (il loro “Appetite for destruction” è undicesimo tra i dischi più venduti di sempre negli Stati Uniti): con la playlist scelta da Luca Sofri, peraltro direttore del Post, nel suo libro Playlist:

Guns N’Roses
(Los Angeles, California, 1985)
Vendettero una quantità enorme di dischi in un tempo brevissimo, annacquando di melodia una specie di hard rock: un’ultima zampata dell’hard rock prima di andare del tutto fuori moda e cedere ad altri nomi di categoria il primato del baccano musicale. La band si squinternò tra eccessi vari, e un loro nuovo disco fu per anni la principale leggenda del rock: poi nel 2008 arrivò, per mano quasi solo di Axl Rose, e passò come lacrime nella pioggia.

Sweet child o’mine
(Appetite for destruction, 1987)
“Slash stava giocherellando con la chitarra, noi gli andammo dietro e la canzone era fatta e finita in cinque minuti. Pensammo che potesse riempire il disco, infilata da qualche parte”. Fu il loro primo singolo ad arrivare al numero uno. Per il video fu accorciata, e loro si arrabbiarono. Neanche l’idea di Rose di girare una storia in cui una madre asiatica arriva negli Stati Uniti col suo neonato, e alla fine si scopre che il neonato è morto e
pieno di eroina, fu accolta favorevolmente dalla casa discografica. La ragazza di cui parla, Erin Everly, era allora la fidanzata di Axl Rose. I due ebbero un matrimonio assai tempestoso, durante il quale Rose si trovò come suocero Don Everly degli Everly Brothers (che uno non immagina andasse matto per la musica del genero).

Paradise city
(Appetite for destruction, 1987)
Pezzone da chiuderci i concerti e tutti saltano. Il verso “Portami a Paradise City, dove l’erba è verde e le ragazze carine”, già allusivo di suo, pare sia un’edulcorazione del precedente “Portami a Paradise City, dove le ragazze sono grasse e hanno grosse tette”.

November rain
(Use your illusion I, 1991)
Secondo una versione contraddetta dalle ricostruzioni cronologiche, Axl Rose avrebbe detto ai Pet Shop Boys che la canzone fu ispirata dalla loro “My october symphony”. Con i suoi quasi nove minuti, è il pezzo più lungo mai entrato nei primi venti della classifica americana di Billboard. Era il genere di ballatona melodica su cui Axl Rose lavorava rapito, e gli altri della band non lo sopportavano. Il video con Stephanie Seymour – allora fidanzata di Rose entrò nella storia come una specie di kolossal dei videoclip. “A volte ho bisogno di stare un po’ da solo”.

Live and let die
(Use your illusion I, 1991)
Cover del pezzo di Paul McCartney per la colonna sonora di 007, in cui i Guns N’Roses sono molto più a loro agio nell’eccitata parte centrale che non nella cornice melodica, al contrario di quanto accadeva a McCartney. Rose fu contento di come venne, perché suonava molto “Tom Waits che fa i Metallica”.

Don’t cry
(Use your illusion I, 1991)
La prima canzone scritta dai Guns N’Roses, quando ancora neanche si chiamavano così. Ce ne sono due versioni, sui due dischi usciti simultaneamente col nome di “Use your illusion I” e “Use your illusion II”. Ci canta Shannon Hoon dei Blind Melon, che sarebbe morto di overdose di cocaina quattro anni dopo, a ventotto anni.

Knockin’ on heaven’s door
(Use your illusion II, 1991)
Dopo Dylan e dopo Clapton – e mille altri – non si pensava si potesse fare ancora molto con questa canzone. I Guns N’Roses iniziarono a suonarla dal vivo e poi la incisero su “Use your illusion II”, e ci fecero grandi cose rock.

So fine
(Use your illusion II, 1991)
Qui sono molto Rolling Stones, secondo me: ma loro si sentivano invece New York Dolls, e la dedicarono a Johnny Thunders, che era morto da pochi mesi.

Yesterdays
(Use your illusion II, 1991)
La scrisse Rose assieme a West Arkeen, il “sesto Guns N’Roses”, autore di diverse loro canzoni. Arkeen morì di overdose nel 1997, undici giorni dopo aver riportato gravi ustioni nell’esplosione del suo barbecue.

Get in the ring
(Use your illusion II, 1991)
Qui si fanno nomi e cognomi di critici musicali che avevano avuto da ridire sulle performances della band e li si invita sul ring (“perché mi guardi se mi odi?”). Uno di loro accettò per scritto pubblicamente, ma la scazzottata non fu mai organizzata. Resta il testo piuttosto esplicito: “Voi e le vostre troie rifatte, che avete? Vi rode che vostro padre abbia più figa di voi? Andate affanculo e succhiatemi il cazzo”. Per capirsi.

Since I don’t have you
(The Spaghetti Incident?, 1993)
Pezzone da festa della scuola che uscì nel 1959, cantato dagli Skyliners (sta anche nella colonna sonora di American Graffiti). Uscì in un disco fatto prevalentemente di cover e avanzi dai due Use your illusion, il cui bizzarro titolo è stato oggetto di molte interpretazioni. La maggior parte delle quali gira intorno alla tempestosa separazione del batterista Steven Adler e a un piatto di spaghetti citato in tribunale come esempio dei brutti rapporti all’interno della band (glieli mangiarono? Se li tirarono? Era un nome in codice per la droga? Non si è mai capito: però poco tempo prima era uscito un film con David Bowie intitolato “The linguini incident”).

(AP Photo/Gillian Allen)