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  • Martedì 10 gennaio 2012

Il guaio di Google con i biglietti delle Olimpiadi di Londra

Alcuni annunci sul motore di ricerca rimandavano a siti che vendevano i biglietti senza essere autorizzati, generando equivoci e polemiche

Le pagine del motore di ricerca di Google hanno mostrato annunci pubblicitari per la vendita non autorizzata dei biglietti delle Olimpiadi di Londra di quest’anno, traendone anche profitto, spiega la BBC. Le pubblicità, messe online attraverso il sistema per gli annunci online AdWords gestito da Google, sono state rimosse dalla società in seguito alla segnalazione della BBC. Altri link verso siti non autorizzati sono stati eliminati dopo le richieste delle forze dell’ordine britanniche.

Google manterrà comunque il denaro fino a ora raccolto attraverso gli annunci incriminati. In seguito all’approvazione del London Olympic and Paralympic Games Act del 2006, chi vende biglietti senza autorizzazione – spesso rivendendo a prezzi maggiorati biglietti comprati su canali ufficiali – rischia una multa che può arrivare fino a 20mila sterline (circa 24mila euro). La sanzione massima fino allo scorso anno era di 5mila sterline, ma è stata aumentata per disincentivare ulteriormente il commercio e la rivendita dei biglietti attraverso canali non ufficiali.

La trasmissione radiofonica di inchieste “5 live Investigates” della BBC si è accorta della presenza degli annunci su Google anche grazie alla segnalazione di una sua ascoltatrice. Liz, di Solihull (West Midlands), voleva regalare insieme con la sorella un paio di biglietti ai propri genitori. «Abbiamo cercato su Google “biglietti per le Olimpiadi” e al primissimo posto dei risultati c’era un link verso una società chiamata LiveOlympicTickets. Era un link sponsorizzato ed era nel punto più alto della pagina, quindi abbiamo presunto che si trattasse di un sito fidato e ufficiale», aveva spiegato in radio Liz.

Insieme con la sorella, Liz spese 750 sterline (900 euro circa) per due biglietti per le gare dei 1.500 metri. Terminato l’ordine, pagato con carta di credito, le due sorelle hanno ricevuto una comunicazione dal sito web, dove si richiedeva l’invio di un fax contenente una firma per fare alcune verifiche. «Questo è stato un campanello di allarme», ha spiegato Liz alla BBC, dicendo di aver fatto poi ulteriori verifiche e di essersi accorta che il sito non era autorizzato. Le due sorelle hanno segnalato il problema a Google, che ha risposto con un messaggio standard in cui ricordava che la società fornisce un sistema per fare pubblicità sul proprio motore di ricerca, ma non è in grado di monitorare e tenere sotto controllo il comportamento di tutte le aziende che usano AdWords. Liz ha contattato allora il sito web dove aveva effettuato l’acquisto, chiedendo un rimborso, ma la società ha risposto che non era possibile avere indietro il denaro. Non avendo molta scelta, Liz ha deciso di rivolgersi alla propria banca e di far bloccare il pagamento. L’istituto di credito ha avviato una propria indagine per capire se sia possibile emettere un rimborso. Liz ha intanto trovato i biglietti per i suoi genitori da un sito web autorizzato, ma rischia comunque di perdere 750 sterline.

Del caso si sono occupate anche le autorità britanniche, confermando che LiveOlympicTickets non ha i permessi necessari per vendere i biglietti, e che sta quindi violando le leggi del Regno Unito. La società in questione è però registrata all’estero e potrebbe essere difficile trovare e punire i responsabili. La pubblicità di LiveOlympicTickets è stata per diversi giorni in bella evidenza nelle pagine dei risultati di Google ottenute dopo aver inserito chiavi di ricerca sulle Olimpiadi di Londra di quest’anno. Gli annunci sono rimasti visibili per cinque giorni dopo la segnalazione della polizia e poi rimossi, in seguito anche all’inchiesta portata avanti dalla BBC.

Non è la prima volta che il sistema per la pubblicità usato da Google viene messo in discussione. AdWords mostra le pubblicità in automatico, sulla base delle chiavi di ricerca indicate dagli inserzionisti. Questo consente di mostrare annunci pertinenti con le ricerche effettuate dagli utenti, ma non rende sempre semplice il controllo del comportamento di chi paga per farsi pubblicità, che magari spera di usare particolari stratagemmi per avvantaggiarsi e ottenere visibilità. Nel corso del tempo Google ha messo insieme diversi algoritmi per limitare il fenomeno. Se un filtro automatico riscontra un’anomalia, segnala l’annuncio pubblicitario a un impiegato che ha il compito di effettuare altre verifiche e se necessario di rimuovere la pubblicità inopportuna. È avvenuto anche nel caso delle pubblicità per i biglietti delle Olimpiadi, spiegano i responsabili di Google, ricordando che per usare AdWords gli inserzionisti devono rispettare «una serie di regole che illustrano quali annunci pubblicitari possono e quali non possono comparire su Google». Oltre ad aver offerto a Liz di approfondire la vicenda, la società si è ripromessa di migliorare ulteriormente i propri sistemi: «Il nostro obiettivo è consentire alle aziende di promuovere e vendere i loro beni e servizi in maniera semplice ed efficace, tutelando loro e i consumatori da attività illecite».