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  • Venerdì 30 dicembre 2011

Le bombe della Turchia sui civili curdi

Un bombardamento al confine con l'Iraq doveva colpire un gruppo di combattenti del PKK, ma ha sbagliato obiettivo e ucciso 35 civili

People look at bodies lying on the ground after Turkey’s air force attacked suspected Kurdish rebel targets across the border in Iraq, killing some tens of people, many of them believed to be smugglers mistaken for guerrillas, near the Turkish village of Ortasu in Sirnak, Turkey, Thursday, Dec. 29. 2011. The Turkish military confirmed the Wednesday night raids, but said its jets struck an area of northern Iraq that is frequently used by Kurdish rebels to enter Turkey, after drones detected a group approaching Turkey’s border.(AP Photo)

People look at bodies lying on the ground after Turkey’s air force attacked suspected Kurdish rebel targets across the border in Iraq, killing some tens of people, many of them believed to be smugglers mistaken for guerrillas, near the Turkish village of Ortasu in Sirnak, Turkey, Thursday, Dec. 29. 2011. The Turkish military confirmed the Wednesday night raids, but said its jets struck an area of northern Iraq that is frequently used by Kurdish rebels to enter Turkey, after drones detected a group approaching Turkey’s border.(AP Photo)

Mercoledì sera un attacco aereo condotto dalla Turchia nella zona sud-orientale del paese, vicino al confine con l’Iraq, ha ucciso 35 curdi. Inizialmente l’esercito turco aveva detto che si trattava di combattenti separatisti del PKK ma in seguito il governo ha dovuto ammettere che erano civili: erano stati scambiati per terroristi e bombardati dai droni mentre attraversavano il confine.

Secondo alcune testimonianze, mercoledì un gruppo di persone era partito dai villaggi di Ortasu e Gulyazi dirigendosi verso il confine con l’Iraq. Era stato fermato da alcuni soldati durante il tragitto e poi bombardato dai droni verso le 21:30. I sopravvissuti hanno raccontato che trasportavano barili di benzina per contrabbandarli, cosa molto comune in quella zona.

L’attacco è stato uno dei più sanguinosi da quando, nel 1984, il PKK ha imbracciato la lotta armata dando inizio a un confitto in cui sono morte 40mila persone. Il partito filo-curdo Pace e Democrazia ha definito l’attacco di ieri «un massacro» e «un crimine contro l’umanità», accusando il governo di bombardare intenzionalmente i cittadini turchi. Ha indetto tre giorni di lutto e annunciato che organizzerà manifestazioni di protesta in tutto il paese, compresa Istanbul.

Huseyin Celik, un esponente della maggioranza, ha negato che l’attacco ai civili fosse intenzionale e ha annunciato l’apertura di un’indagine per verificare eventuali errori dell’intelligence. Ha inoltre espresso dispiacere per i morti e ha proposto al governo un risarcimento per le famiglie. L’esercito ha spiegato che nei giorni scorsi erano stati intercettati dei guerriglieri che attraversavano il confine e ha ricordato che quella zona è abitualmente attraversata dai separatisti.

La notizia dell’attacco ai civili ha provocato una grossa manifestazione a Diyarbakir, la più grande città a prevalenza curda della Turchia: centinaia di persone sono scese in strada e hanno preso a sassate i poliziotti, ferendone uno. La polizia ha arrestato sette persone e usato cannoni ad acqua e gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Nel frattempo il PKK ha invitato tutti i curdi a imbracciare le armi e insorgere contro il governo turco.