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  • Venerdì 23 dicembre 2011

Le bombe a Damasco

Sono esplose negli edifici dell'intelligence facendo parecchi danni, ma avere informazioni affidabili è impossibile e gli oppositori e alcuni esperti sono scettici

Le autorità siriane hanno annunciato oggi che più di 40 persone sono morte e oltre 100 sono rimaste ferite nell’esplosione di due autobombe in due diverse zone della capitale Damasco. Alcuni testimoni hanno detto alla BBC che le esplosioni sono avvenute nel quartiere di Qabun, nella zona occidentale della città, vicino a piazza Abbasiyyin Square, e dall’area di Jamarek nel quartiere di Mezzeh, nella zona orientale. Nel centro della città si sono sentiti colpi di arma da fuoco.

La tv di stato Siriana ha detto che le autobombe, guidate da terroristi suicidi, hanno preso di mira due sedi dei servizi di sicurezza governativi, e che le prime indagini hanno indicato il gruppo terroristico di al-Qaida come responsabile. Le esplosioni sono avvenute a poca distanza l’una dall’altra e hanno colpito il quartier generale dell’Agenzia Centrale di Informazioni e una sede dei servizi segreti militari, due delle principali organizzazioni all’interno dell’esteso gruppo dei servizi di sicurezza siriani. Le televisioni trasmettono da ore diversi filmati delle operazioni di salvataggio e di edifici pesantemente danneggiati.

Le esplosioni si sono verificate il giorno dopo l’arrivo dei primi osservatori della missione della Lega Araba in Siria, programmata per durare un mese e per accertare che cosa stia succedendo realmente nel paese, mentre negli ultimi giorni la repressione delle forze di sicurezza filogovernative è cresciuta ulteriormente causando decine di morti e aumentando l’incertezza sull’estensione e la violenza degli scontri tra oppositori e sostenitori del regime di Assad.

Secondo quanto riporta il Guardian, nella giornata di oggi gli attivisti dell’opposizione siriana avevano in programma una manifestazione contro la missione della Lega Araba, che secondo alcuni di loro servirà solamente al regime a riacquistare un po’ di legittimità per poter continuare la brutale repressione.

L’agenzia di stampa Associated Press ha diffuso intorno alle 13.30 un video che mostra le conseguenze dell’attentato e le prime operazioni di soccorso a Damasco.

Ancora il Guardian riporta poi un breve commento di un blogger siriano, molto scettico sull’attribuzione dell’attentato ad al-Qaida, di cui fino ad ora non si avevano notizie certe di alcun ruolo rilevante nelle proteste dell’opposizione in Siria:

Piuttosto che New York, Londra o Parigi, al-Qaida ha deciso di scegliere – tra tutti i centri metropolitani della civilizzazione umana – la Damasco di Assad per portare avanti i suoi attacchi, nel primo venerdì dopo che gli osservatori della Lega Araba sono arrivati nel paese. Questo secondo il regime siriano, che ha dato l’annuncio sulla responsabilità di al-Qaida 40 minuti dopo che i residenti di Damasco hanno sentito le esplosioni. Penso che questo non abbia senso e che ci siano solo due possibilità. O è un finto attacco fatto dall’incompetente polizia segreta di Assad, oppure è un vero attacco fatto dall’incompetente braccio armato dell’opposizione. Parlo di incompetenza dell’opposizione perché non posso trovare niente di più stupido che far esplodere bombe a Damasco proprio quando gli osservatori della Lega Araba sono arrivati per cercare di capire che cosa diavolo stia succedendo in Siria. Se sono stati loro a fare questa azione, hanno dato al regime ulteriori motivi per le sue pretese di star fronteggiando un’insurrezione terroristica, piuttosto che portare avanti una repressione contro il popolo siriano. Aspettiamoci altre rivendicazioni e contro-rivendicazioni, accuse e falsità, mentre questa storia va avanti.

Alcuni rappresentanti dell’opposizione presenti nel paese e alcuni analisti hanno espresso dubbi simili, ripresi anche dal Washington Post, sull’entità reale dei danni causati dalle esplosioni, che potrebbero essere stati esagerati dai mezzi di comunicazione statali, e sull’attribuzione dell’attentato ad al-Qaida. I mezzi di informazione non hanno modo di verificare autonomamente la veridicità degli annunci della TV di stato e delle autorità, dato che ai giornalisti stranieri è impedito l’ingresso nel paese.

foto: AP Photo/Muzaffar Salman