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  • Lunedì 28 novembre 2011

Un nuovo accordo per l’euro?

Si parla di trattative in corso per aumentare l'integrazione economica dell'eurozona, ma intanto si fatica a star dietro alle cattive notizie

French President Nicolas Sarkozy (L) welcomes German Chancellor Angela Merkel for a european mini-summit with Italian Prime minister Mario Monti on the debt crisis, on November 24, 2011 in Strasbourg, eastern France. AFP PHOTO ERIC FEFERBERG (Photo credit should read ERIC FEFERBERG/AFP/Getty Images)

French President Nicolas Sarkozy (L) welcomes German Chancellor Angela Merkel for a european mini-summit with Italian Prime minister Mario Monti on the debt crisis, on November 24, 2011 in Strasbourg, eastern France. AFP PHOTO ERIC FEFERBERG (Photo credit should read ERIC FEFERBERG/AFP/Getty Images)

I leader dell’eurozona starebbero discutendo la stipula di un nuovo accordo allo scopo di combattere il deterioramento delle condizioni economiche dei loro paesi. La notizia è riferita tra gli altri dal New York Times e dal Wall Street Journal, e ieri è stata in qualche modo confermata dal ministro delle Finanze francese. I promotori dell’accordo sarebbero Francia, Germania e Italia, le tre maggiori economie dell’eurozona, i cui leader si erano incontrati la settimana scorsa. L’accordo interno e diretto tra i singoli paesi dell’eurozona eviterebbe la lunga e tortuosa pratica di modifica dei trattati comunitari, che richiederebbe l’assenso di tutti i 27 paesi dell’Unione Europea, e avrebbe come oggetto – ha detto il ministro francese dell’Economia, Valérie Pécresse – l’istituzione di «una governance con dei veri regolatori e delle vere sanzioni».

Ovviamente il tutto avrebbe come obiettivo rassicurare i mercati sullo stato di salute dell’eurozona e sulla determinazione dei suoi leader a uscire dall’attuale complicata situazione. Fino a questo momento tutti gli sforzi per tirare fuori dai guai Italia, Spagna e Grecia non si sono rivelati decisivi. «Germania, Francia e Italia vogliono essere motori di un’Europa più integrata e solida, con meccanismi regolatori virtuosi e che non permettano trucchi, così che nessuno possa sentirsi esentato dalle regole comuni», ha proseguito ieri Valérie Pécresse. Ovviamente è tutto meno che scontato che un accordo del genere possa rassicurare i mercati, specie considerata la contrarietà della Germania alle due radicali misure indicate negli scorsi mesi per rafforzare l’eurozona: l’emissione di eurobond e la trasformazione della BCE in prestatore di ultima istanza.

Mentre si discute dell’accordo, arrivano altre due notizie preoccupanti sul futuro dell’euro. La prima è la notizia che ICAP, azienda britannica di servizi finanziari e di borsa, ha cominciato a fare dei test della dracma contro euro e dollaro sulle sue piattaforme di trading, mostrando come lo scenario ipotizzato qualche giorno fa dall’Economist è considerato improbabile ma realistico dagli operatori finanziari. Seconda notizia: l’agenzia di rating Moody’s in un suo rapporto scrive che “le probabilità di default multipli fra i paesi dell’area euro non sono più irrilevanti. Più a lungo la crisi di liquidità continua, più rapidamente salgono le possibilità di più default”. Ieri il Telegraph aveva sostenuto che il Fondo Monetario Internazionale fosse pronto a stanziare un pacchetto di salvataggio da 600 miliardi di dollari per Italia e Spagna, ma l’istituto ha smentito.

foto: ERIC FEFERBERG/AFP/Getty Images