• Mondo
  • Mercoledì 23 novembre 2011

I repubblicani sulla sicurezza nazionale

Durante il dibattito di ieri Gingrich ha chiesto ai suoi compagni di partito di essere buoni con gli immigrati - lo hanno sbranato - e Romney ha dimenticato il suo nome

Republican presidential hopefuls listen to the American National Anthem prior to the start of the Republican presidential debate on national security November 22, 2011 at the Daughters of the American Revolution (DAR) Constitution Hall in Washington, DC. The debate is hosted by CNN in partnership with the Heritage Foundation and the American Enterprise Institute. From left are: Texas Gov. Rick Perry; former Massachusetts governor Mitt Romney; businessman Herman Cain and former House speaker Newt Gingrich. AFP PHOTO / Mandel NGAN (Photo credit should read MANDEL NGAN/AFP/Getty Images)

Republican presidential hopefuls listen to the American National Anthem prior to the start of the Republican presidential debate on national security November 22, 2011 at the Daughters of the American Revolution (DAR) Constitution Hall in Washington, DC. The debate is hosted by CNN in partnership with the Heritage Foundation and the American Enterprise Institute. From left are: Texas Gov. Rick Perry; former Massachusetts governor Mitt Romney; businessman Herman Cain and former House speaker Newt Gingrich. AFP PHOTO / Mandel NGAN (Photo credit should read MANDEL NGAN/AFP/Getty Images)

I candidati repubblicani alle elezioni presidenziali statunitensi del 2012 si sono affrontati ieri in un nuovo dibattito televisivo, stavolta a tema: la sicurezza nazionale e la politica estera. Per quanto certamente interessante e fondamentale, in questa campagna elettorale si sta parlando pochissimo di questi temi, ancora meno di quanto se n’era parlato nel 2008: le principali preoccupazioni degli elettori americani – il debito, i posti di lavoro, la crescita, il welfare – hanno tutte a che fare con l’economia, e quindi il confronto di ieri sera è stato una delle poche occasioni fin qui per valutare i candidati su questo fronte (alcuni hanno già mostrato di non avere grandi competenze, diciamo).

I repubblicani sono arrivati a questo dibattito dopo l’ennesimo rimescolamento nei sondaggi: come era prevedibile, l’ascesa di Herman Cain è rientrata, facendo la stessa fine di quelle di Rick Perry e Michele Bachmann. La discesa di Cain ha dato spazio a un altro improbabile sfidante per il favorito Mitt Romney: Newt Gingrich, speaker della Camera ai tempi dell’amministrazione Clinton, che qualche mese fa sembrava sul punto di ritirarsi.

Proprio Gingrich è stato al centro di uno dei momenti più significativi del confronto, quando si parlava di politica estera e Gingrich ha di fatto proposto una qualche forma di sanatoria per le persone che si trovano clandestinamente negli Stati Uniti da molto tempo – “da un quarto di secolo” – e magari hanno fatto famiglia. “Sono pronto a prendere le critiche per questo, ma io dico: troviamo un modo umano di far rispettare la legge e non adottiamo politiche che distruggono le famiglie, noi che diciamo di essere il partito della famiglia”. Un concetto simile era stato espresso da Perry lo scorso settembre (il governatore del Texas aveva accusato Romney di “non avere un cuore”). L’elettorato repubblicano su questi temi ha idee molto oltranziste, che mettono a repentaglio la sua tenuta negli Stati del sud, e infatti Michele Bachmann poco dopo ha attaccato Gingrich accusandolo di voler legalizzare la presenza di 11 milioni di immigrati clandestini.

In generale i candidati hanno mostrato di avere posizioni piuttosto diverse su molte importanti questioni di politica estera. Mitt Romney e Jon Huntsman hanno battibeccato sull’opportunità di ritirare immediatamente le truppe dall’Afghanistan, lo stesso Mitt Romney ha criticato la proposta di Rick Perry di istituire una no-fly zone sulla Siria, Michele Bachmann ha definito “piuttosto naïve” l’idea di Perry di tagliare i fondi al Pakistan, visto il suo arsenale nucleare. Newt Gingrich e Mitt Romney hanno discusso dell’incisività dei tagli alle spese militari che entreranno in vigore a causa del fallimento della super commissione sul debito, col primo a dire che anche il Pentagono può fare di più per razionalizzare le proprie spese e il secondo a definire quei tagli “draconiani”. Sulle tecniche di interrogatorio e la tortura, l’unico candidato a differenziarsi dagli altri è stato Ron Paul, libertario e storicamente grande difensore delle libertà civili. In compenso i candidati erano tutti d’accordo su fare la faccia cattiva con l’Iran, dall’imposizione di nuove sanzioni al sostegno a Israele se questo dovesse decidere di attaccare il regime di Teheran.

Due cose più piccole, infine. Rick Perry ha detto che Hamas e Hezbollah hanno degli avamposti in Messico, da dove tentano di infiltrarsi negli Stati Uniti, e per questo ha proposto “una nuova dottrina Monroe” (la politica con cui gli Stati Uniti nel Novecento hanno rivendicato esplicitamente il continente americano come loro area d’influenza). Mitt Romney invece ha sbagliato il suo nome. Il format del dibattito prevedeva che i candidati si presentassero, cominciando proprio col loro nome. Il moderatore del confronto, il giornalista della CNN Wolf Blitzer, aveva esordito dicendo: “Sono Wolf Blitzer e sì, Wolf è il mio nome di battesimo”. Subito dopo ha parlato Romney, dicendo “Sono Mitt Romney e sì, Wolf, anche questo è il mio nome di battesimo”. Non è vero: il nome di battesimo di Romney è Willard.

Tutti gli articoli del Post sulle elezioni presidenziali americane del 2012

foto: MANDEL NGAN/AFP/Getty Images