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  • Martedì 22 novembre 2011

Finmeccanica e i politici

"Tutti i partiti partecipavano alla spartizione delle nomine", sostengono i verbali dell'inchiesta, e queste venivano spesso garantite con appalti e passaggi di denaro

Novo-Ogaryovo, RUSSIAN FEDERATION: Russian President Vladimir Putin (R) shakes hands with Italian Finmeccanica CEO Pier Francesco Guarguaglini (L) during their meeting in Novo-Ogaryovo outside Moscow, 30 March 2006. AFP PHOTO / ITAR-TASS / PRESIDENTIAL PRESS-SERVICE (Photo credit should read ALEXEY PANOV/AFP/Getty Images)

Novo-Ogaryovo, RUSSIAN FEDERATION: Russian President Vladimir Putin (R) shakes hands with Italian Finmeccanica CEO Pier Francesco Guarguaglini (L) during their meeting in Novo-Ogaryovo outside Moscow, 30 March 2006. AFP PHOTO / ITAR-TASS / PRESIDENTIAL PRESS-SERVICE (Photo credit should read ALEXEY PANOV/AFP/Getty Images)

L’inchiesta su Finmeccanica e i soldi dell’ENAV continua ad avere molto spazio sui giornali italiani, e oggi il racconto si concentra soprattutto sui collegamenti tra i fatti oggetto di indagine e la politica. Il nodo a cui ruota l’inchiesta sono gli appalti attribuiti dall’ENAV, l’Ente Nazionale di Assistenza al Volo, che secondo l’accusa sarebbero stati attribuiti spesso “in violazione delle disposizioni di legge” (cioè senza fare le gare) e a società vicine a uomini politici, allo scopo di ottenere il loro favore quando si trattava di nomine dirigenziali. La quota di maggioranza di Finmeccanica è infatti detenuta dal ministero dell’Economia. Sabato l’inchiesta è arrivata a quella che i giornali hanno definito “una svolta”, con un’operazione di Carabinieri e Guardia di Finanza che ha portato all’arresto, tra gli altri dell’amministratore delegato dell’ENAV, Guido Pugliesi. L’ENAV è l’Ente Nazionale di Assistenza al Volo. I giornali di oggi pubblicano vari stralci dell’ordinanza di arresto e dei verbali dell’indagine, che permettono di conoscere vari altri elementi in possesso dell’accusa. L’articolo di Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera ha un attacco eloquente, che descrive lo stato dell’arte dell’indagine.

Tutti i partiti partecipavano alla spartizione delle nomine in Enav e Finmeccanica. Anche i Comunisti italiani sono riusciti a ottenere un consigliere. Ma quando si è trattato di distribuire affari e favori, la parte del leone l’avrebbero fatta Udc, An e Forza Italia. Gli imprenditori che volevano ottenere i lavori consegnavano i soldi ai manager e questi li giravano ai politici, talvolta riuscendo a ottenere una robusta «cresta». Ma nei verbali di interrogatorio e negli altri atti processuali dell’inchiesta che ha portato agli arresti l’amministratore delegato Guido Pugliesi e due manager ci sono pure i finanziamenti non dichiarati, le società segnalate dai parlamentari e agevolate per ottenere l’assegnazione delle commesse, i ministri che avrebbero ottenuto il via libera nell’assegnare i posti di dirigenza. Sono le rivelazioni di chi, dopo essere finito in carcere, ha deciso di collaborare con la magistratura e ha coinvolto il leader udc Pier Ferdinando Casini, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, l’ex titolare dei Trasporti Altero Matteoli, il parlamentare Marco Follini, quando era vicepresidente del Consiglio. Tra loro Tommaso Di Lernia, che ha svelato di aver portato insieme a Pugliesi, 200 mila euro al tesoriere udc Giuseppe Naro il 2 febbraio 2010 e poi ha chiamato in causa molti altri parlamentari e membri di governo. Ma soprattutto il consulente del presidente Pier Francesco Guarguaglini e della moglie amministratore di Selex Marina Grossi, Lorenzo Cola. Entrambi stanno rispondendo da tempo alle domande del pubblico ministero Paolo Ielo. I manager dimostrano di esserne informati, tanto che in una intercettazione ambientale un dirigente di Enav afferma: «Ielo pensa di fare il milanese, ma a Roma le cose si fanno alla romana. O si calma o lo calmano».

Quello di Carlo Bonini su Repubblica non è molto diverso.

Raccontano gli atti dell’inchiesta Finmeccanica-Enav che il Sistema era “corrotto” fin negli interstizi, le gare d’appalto “pennellate”, i fondi neri, creati con sovrafatturazioni fino al 60 per cento del valore delle commesse, la regola. Che la Politica era vorace, nelle sue richieste di denaro e non solo. Che Enav è stata “tasca” e “feudo dell’Udc”, dei suoi leader Pierferdinando Casini e Lorenzo Cesa. “Come di An”, di almeno un suo ex ministro (Altero Matteoli), della “corrente del sindaco Alemanno”, di “Gasparri e La Russa”. Che bussavano a denari onorevoli del Pdl (Milanese, Floresta, Brancher), e che anche la Lega voleva un posto al sole.

Di Lernia parla dell’acquisizione “per una cifra spropositata” di un’azienda vicina all’allora ministro Matteoli, tramite la quale Pugliesi si sarebbe “garantito l’appoggio per la conferma del ruolo di amministratore delegato”. E parla della vicenda dell’affitto della casa di Milanese e Tremonti – il Post ne aveva parlato qui – sostenendo che anche la somma pagata da un imprenditore per quell’appartamento fosse da collegare alla stessa operazione. Di Lernia parla anche dei finanziamenti alle feste di partito dell’UdC e della consegna di 200.000 euro al tesoriere del partito. “Pugliesi mi disse che erano destinati a Casini”, avrebbe detto Di Lernia durante l’interrogatorio.

Lorenzo Cola, consulente di Finmeccanica, avrebbe parlato invece del funzionamento delle nomine, spiegando che “sul piano strettamente formale il potere di nomina del cda di Enav apparteneva al ministero dell’Economia, sul piano sostanziale era frutto di una precisa spartizione politica. In concreto, nella prima fase ossia tra il 2001 e il 2002 vi era un tavolo delle nomine o laboratorio interno alla maggioranza composto da Brancher, Cesa, Gasparri o La Russa e un uomo della Lega. Quanto ai riferimenti politici dei soggetti che si sono succeduti nel tempo, posso dire che Pugliesi è sempre stato in quota udc originariamente riferibile a Baccini”. Lorenzo Borgogni, il responsabile delle relazioni istituzionali di Finmeccanica, avrebbe detto ai magistrati di avere fatto il “collettore dei rapporti con i politici”. Cola fornisce una definizione più specifica: “Borgogni gestiva il livello di pagamenti destinati ai politici”.

Così Carlo Bonini racconta poi un passaggio di un’intercettazione telefonica tra Borgogni e un tale Marco.

“In Finmeccanica era Borgogni incaricato di erogare somme a rappresentanti politici ed istituzionali”, spiega Cola. E almeno un’intercettazione telefonica, conferma le sue parole. Il 21 settembre 2010, Borgogni parla con un tale Marco. “Mi ha chiamato “Filippo” – dice Marco – Per quella cosa che facciamo ogni anno della loro offerta di partito a Milano… Del Pd.. credo sia una cosa del Pdl. Mi ha detto che gli hai indicato che non volevi comparire come Finmeccanica, ma con una società esterna”. Borgogni va fuori dai gangheri. Non vuole che di quella roba si parli al telefono: “Marco, Maremma puttana, Marco… “.

Secondo il pm Paolo Ielo “l’equivoco Pd, Pdl si spiega solo con la circostanza che il flusso di finanziamenti è in tutte le direzioni politiche, è sistemico”.

foto: ALEXEY PANOV/AFP/Getty Images