Tremonti ha un problema con l’affitto

L'opposizione lo accusa di averlo pagato in nero, il centrodestra non lo difende

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse
26-04-2011 Roma
Politica
Villa Madama - vertice Italia Francia
Nella foto: Giulio Tremonti
Photo Mauro Scrobogna /LaPresse
26-04-2011 Roma
Politics
Villa Madama - summit Italy France
In the picture: Giulio Tremonti
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Oggi la Giunta per le autorizzazioni della Camera ha approvato all’unanimità la richiesta dei pm di Napoli di acquisire i tabulati telefonici e le cassette di sicurezza di Marco Milanese, deputato ed ex consigliere politico di Giulio Tremonti, indagato per corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e associazione a delinquere. Nei giorni scorsi si è tornato a parlare della sua storia, e soprattutto della storia della casa romana all’interno della quale fino a poco tempo fa viveva il ministro Tremonti. Inizialmente si era detto che Milanese pagava l’affitto di quella casa – 8.500 euro al mese – e Tremonti era suo ospite. Nella memoria difensiva consegnata alla Giunta per le autorizzazioni, però, Milanese scrive che Tremonti gli pagava l’affitto. Quattromila euro al mese, in contanti.

Quella di ieri per Tremonti è stata una giornata complicata. L’opposizione ha chiesto le sue dimissioni e lo ha invitato a chiarire le circostanze dell’affitto della casa. Partito Democratico e Italia dei Valori lo accusano di avere “sostanzialmente pagato un affitto in nero”. Persino la più cauta UdC, per bocca del deputato Mantini, si chiede “se colui che oltretutto è capo di Equitalia pagava l’affitto in nero”. Nel centrodestra, scrive oggi il Corriere della Sera, “in sua difesa non si alza nemmeno una voce”.

Un silenzio al quale dietro le quinte si aggiungono le battute di parlamentari e membri del governo del Pdl che, maliziosamente, fanno notare l’anomalia di un ministro delle Finanze che paga l’affitto brevi manu. Nemmeno la Lega si schiera a difesa dello storico alleato, con buona parte del movimento pronta a non muovere un dito per salvarlo.

Ricapitoliamo. Prima emerge che Tremonti vive in una casa il cui affitto è pagato da Milanese. Tremonti risponde dicendo che si tratta di una “offerta fattami dall’on. Milanese, per l’utilizzo temporaneo di parte dell’immobile nella sua piena disponibilità e utilizzo”, e annuncia che troverà un’altra sistemazione. Poi Milanese dice che lui e Tremonti dividevano l’affitto e questo gli pagava la sua parte in contanti, contraddicendo quanto Tremonti aveva detto sulla “piena disponibilità e utilizzo” dell’immobile da parte di Milanese. I giornali di oggi dedicano molto spazio a un’ulteriore sviluppo della storia.

Tommaso Di Lernia è un imprenditore e si trova in carcere, accusato di corruzione e finanziamento illecito nell’acquisto di uno yacht proprio da Marco Milanese. Di Lernia ha raccontato molte cose agli inquirenti, due di queste particolarmente rilevanti ai fini della storia dell’affitto. La prima: l’affitto della casa abitata da Milanese e Tremonti secondo Di Lernia non era pagato dai due bensì da un imprenditore, Angelo Proietti, che in cambio avrebbe avuto dei subappalti in ENAV. La seconda: questa circostanza era nota a Lorenzo Cola, collaboratore del presidente di Finmeccanica, che l’avrebbe usata per ricattare Tremonti ed essere riconfermato.

Queste dichiarazioni, scrivono su Repubblica Carlo Bonini e Maria Elena Vincenzi, sono state rese l’11 luglio al gip Anna Maria Fattori, nel corso dell’interrogazione di garanzia. Di Lernia avrebbe detto di avere acquistato lo yacht di Milanese su richiesta esplicita di Lorenzo Cola e di avere ricevuto dall’amministratore delegato di ENAV, Guido Pogliesi, la richiesta di “dare lavoro a un certo Angelo Proietti per i subappalti all’aeroporto di Palermo”. Cola disse che “di Proietti gli aveva parlato Milanese, descrivendolo con queste parole: ‘È il tipo che mi dà solo 10 mila euro al mese per pagare l’affitto a Tremonti’. Di Lernia avrebbe detto poi che Cola era nervoso perché Milanese sosteneva la candidatura di Flavio Cattaneo a Finmeccanica e perché Tremonti non rispondeva al telefono a Guarguaglini, e quindi “avrebbe organizzato un blitz dal ministro per mostrargli l’evidenza e la portata delle porcate commesse da lui e dai suoi consiglieri”.

foto: Mauro Scrobogna / LaPresse