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  • Mercoledì 26 ottobre 2011

Le foto del Diwali, in India

Le immagini e la storia della "festa delle luci" che si è celebrata mercoledì

di Matteo Miele, Royal University of Bhutan

Indian Sikh devotees pay their respects at the illuminated Golden Temple on the eve of the festival of Diwali in Amritsar on October 25, 2011. Indians throughout the country are preparing to celebrate Diwali on October 26. AFP PHOTO/ NARINDER NANU (Photo credit should read NARINDER NANU/AFP/Getty Images)

Indian Sikh devotees pay their respects at the illuminated Golden Temple on the eve of the festival of Diwali in Amritsar on October 25, 2011. Indians throughout the country are preparing to celebrate Diwali on October 26. AFP PHOTO/ NARINDER NANU (Photo credit should read NARINDER NANU/AFP/Getty Images)

Un vecchio volume pubblicato circa un secolo fa (Abhay Charan Mukerji, Hindu fasts and feasts, 1918) narra di un’antica leggenda, ormai non molto conosciuta. Parla di un raja che sarebbe dovuto morire in una notte d’autunno. Un serpente sarebbe venuto a prendere la sua anima, su ordine di Yama, il dio induista della morte. Per salvarsi, il re, che era venuto a conoscenza del suo destino grazie ad una predizione, fece pulire tutte le case, ordinò di riempire la città di luci e diede istruzioni alla regina di cantare in onore del serpente. L’animale, colpito da una tale accoglienza, avrebbe concesso alla sovrana di esaudire un suo desiderio. La regina chiese di resuscitare il marito appena defunto ed il serpente, tornato nel palazzo del dio, aggiunse di nascosto un sette davanti allo zero sul documento che attestava gli anni che rimanevano da vivere al sovrano (qualche volta, nelle antiche leggende orientali, anche il destino diventa un fatto burocratico). Yama fece allora tornare il raja tra i viventi.

Il mito è uno dei tanti tentativi di spiegare l’origine di Diwali, la festa delle luci. Diwali significa “fila di luci” e si festeggia oggi in India e tra le comunità induiste di tutto il mondo. Molti sono figli di quegli indiani che le rotte e gli interessi dell’Impero britannico avevano portato lontano. In Asia, ma anche in Africa, ai Caraibi e poi in Europa. Persino alle Figi. Interminabili sequenze di lumi si accendono nelle case. Le città e i villaggi si illuminano. Le donne indossano le vesti tradizionali più belle e i bambini si divertono a far esplodere i petardi.

Come spesso accade in altre feste induiste, le tradizioni si smarriscono in narrazioni epiche e fantastiche, lotte di antichi dèi contro il cattivo di turno. Si rievocano così i miti che allietano i fedeli, incuriosiscono i turisti (così come dovevano incuriosire i britannici che vivevano nella loro colonia) e fanno impazzire (ma con piacere) gli indologi che cercano di dare spiegazioni storiche ad antiche memorie che si avvolgono nella mitologia.

Molti dicono che quelle “file di luci” ricordano le luci accese dal popolo di Ayodhya al ritorno dall’esilio di Rama, il settimo avatara di Vishnu, che viene così incoronato re. Lontano da casa, Rama, che ancora non sapeva di essere l’incarnazione del Conservatore della Trimurti induista, aveva sconfitto il demone Ravana, che aveva rapito sua moglie Sita (che in realtà, sarebbe Lakshmi, la divina consorte di Vishnu).

La festa è celebrata anche da altre religioni indiane. I giainisti, ad esempio, ricordano la “liberazione” (moksa) di Mahavira, che uscì così dal ciclo di nascite e morti.