Sulla Rena le cose migliorano
L'olio combustibile della nave arenata non arriva più sulle spiagge della Nuova Zelanda, la crepa è meno profonda di quanto si temeva
Dopo giorni di pessime notizie, nelle ultime ore sono arrivati aggiornamenti dalla Rena che portano un po’ di ottimismo. La nave cargo liberiana arenata lo scorso 5 ottobre al largo della Nuova Zelanda ha lo scafo seriamente danneggiato ma, a differenza di quanto ipotizzato nei giorni scorsi, ora i tecnici ritengono che l’entità della frattura non sia tale da far spezzare in due l’imbarcazione. Questo dovrebbe ridurre la possibilità di nuove perdite di carburante e olio combustibile pesante in mare, come avvenuto nei primi giorni dopo il disastro.
Nelle ultime ore alcuni tecnici hanno lavorato a bordo della nave e grazie a una barca di supporto sono riusciti a trasferire circa 21 tonnellate di olio combustibile, evitando che potesse riversarsi in mare. L’operazione è stata facilitata dalle buone condizioni meteorologiche e dal mare, poco mosso. I tecnici confidano di trasferire altro combustibile nelle prossime ore, prima che arrivi nuovamente il maltempo. Il processo di trasferimento sarà comunque lungo e rischioso, ricordano le autorità neozelandesi, e ci vorranno ancora giorni prima di mettere in sicurezza la Rena.
Intanto, lungo le spiagge rimaste contaminate dalle ondate di olio combustibile pesante, migliaia di volontari si sono ritrovati per iniziare la pulizia degli scogli e dei tratti di costa inquinati. Ai centri di raccolta e di organizzazione dei lavori di pulizia si sono presentati in 5.500, mentre imprese locali hanno messo a disposizione mezzi e risorse per facilitare il loro lavoro.
Fortunatamente negli ultimi giorni le comunità lungo la costa nella zona della Baia di Plenty hanno visto arrivare meno ondate di olio combustibile. Le perdite dalla nave sono ridotte al minimo e si spera che non arrivi altro materiale combustibile sulle spiagge.
La nave è inclinata su un lato e, complice il mare mosso, ha perso negli ultimi giorni almeno 88 container. Dalle prime verifiche sembra che nessuno contenesse materiale tossico o pericoloso se a contatto con l’acqua. Diversi container sono arrivati sulla costa, mentre altri sono probabilmente ancora alla deriva.