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  • Giovedì 13 ottobre 2011

La storia di Nueva Germania

E un'altra mezza dozzina di storie intorno, raccontate in un incontro berlinese con l'artista David Woodard

di Ivan Carozzi

«Il passato è il nostro futuro», sostiene Simon Reynolds, critico musicale per il Guardian e il New York Times. E se le interviste, oltre che di pieni e vuoti, di momenti di recitazione o di verità, fossero fatte anche di membra, cartilagini, il passo di Reynolds andrebbe tatuato sulla pelle di questa glabra conversazione con David Woodard.

Chi è David Woodard? Un cittadino americano, residente a Berlino, dal talento multiforme: compositore, artista visivo, devoto di Richard Wagner e designer di un congegno psichedelico chiamato dream machine. A giugno, nelle librerie tedesche, usciva Five years. 2004-2007 (Wehrhahn Verlag, pag. 247), primo volume di un epistolario tra Woodard e lo scrittore di origini svizzere Christian Kracht. Nel libro è raccolta anche la storia che Woodard sta per raccontarmi. L’appuntamento è in un bar di Mitte, il quartiere centrale di Berlino, tra Tucholskystraße e Linienstraße. Le acque del fiume Spree e l’architettura neoclassica del Pergamon Museum, dove sono esposti i resti monumentali dell’acropoli di Pergamo, si trovano a poche centinaia di metri dal nostro tavolo.

Woodard indossa una giacca color crema – tre bottoni, tutti abbottonati – e un berretto piatto all’inglese. “Nel 2003 ero membro del consiglio comunale di Juniper Hills”, racconta, “una comunità di circa 500 abitanti, in California. Proposi all’assemblea d’istituire un gemellaggio con un minuscolo abitato chiamato Nueva Germania, che si trova in una delle zone più interne del Paraguay”. Woodard porta dei baffetti biondi, ben curati. Gli occhi hanno lo stesso pigmento, e il carattere timido ed erratico, di quelli di Angela Merkel. A differenza dell’archeologo Carl Humann che, nel corso di uno scavo, riportò alla luce i 170 metri del fregio alla base del tempio di Pergamo, Woodard nel villaggio di Nueva Germania, situato a circa 120 miglia e sette ore di bus a nord di Asunciòn, capitale del Paraguay, non ha scoperto che “un gruppo di baracche, stradine di terra rossa e bevitori di mate”. Eppure, sopra questo lembo di campagna tropicale, alla fine dell’800 andò a sbattere una scheggia infuocata di civiltà europea. «Quella di Nueva Germania è una storia che mi ha rapito. Il pensiero di due giganti, Nietzsche e Wagner, che risuona dentro ad un luogo davvero inaspettato: nella giungla». Gli eroi di questa cronaca perduta, nella quale Woodard è penetrato come un viaggiatore nel tempo, sono Elisabeth Nietzsche, sorella minore del filosofo, il marito di lei Bernard Förster, nazionalista e agitatore antisemita, e quattordici famiglie di puro sangue tedesco. Insieme, nel 1887, salparono dal porto di Amburgo, attraversarono l’Atlantico e quindi s’inoltrarono, tre mesi dopo la partenza, lungo le acque del fiume Araguay. Cercavano un pezzo di terra dove lo spirito, e lo stock genetico tedesco, potessero realizzarsi al riparo dalle influenze sociali della comunità ebraica. Nell’agosto del 1887, in una zona abitata dagli indios Guaranì, venne fondata la colonia di Nueva Germania.

«Il viaggio era stato ispirato da Richard Wagner e dal saggio Religion und kunst, in cui il Sudamerica veniva indicato come il luogo ideale per la creazione di una comunità perfettamente ariana, orientata al vegetarianesimo e alla comunione con la natura. Nueva Germania doveva modellarsi su di una serie d’ipotesi tratte dal pensiero di Wagner». Nonostante le entusiaste lettere di Elisabeth al fratello (“Abbiamo scoperto quanto di più simile al paradiso terrestre”) la spedizione si infranse contro una serie di ostacoli fatali: malattie, denutrimento, la presenza d’insetti velenosi e del serpente Yararà, un rettile ipovedente di un metro e mezzo, che si orienta grazie ad una sorta di scanner termico. «Il razzismo di cui erano impregnati», aggiunge Woodard, «impediva di avere lo scambio d’informazioni con le popolazioni locali necessario ad instradarsi in un territorio così alieno». Due anni dopo la fondazione della colonia, nello stesso periodo in cui iniziò il crollo mentale di Friedrich Nietzsche, il cadavere di Förster venne ritrovato nella suite di un hotel a 50 chilometri da Asunciòn. Suicidio mediante iniezione di un mix di morfina e stricnina. Elisabeth, che aveva con sé il manoscritto di Ecce Homo, l’autobiografia del fratello, tornò in Germania nel 1891, dove si dedicò alla curatela degli scritti di Nietzsche, favorendone un’esegesi gradita al nazismo.

126 anni dopo i nomi di Bernard ed Elisabeth sono stampati su due cartelli segnaletici di metallo arrugginito, al crocevia del villaggio dove ancora vivono, dimenticati, i discendenti del progetto Nueva Germania. Sono circa un centinaio, mescolati ad una maggioranza guaranì. Il cognome Nietzsche viene pronunciato NigtzChen, secondo la dizione locale. I più anziani, come Frau Magdalena Fischer, sono figli dei figli della prima generazione di coloni. Tra il 2003 e il 2007, come documentato nella prima metà di Five years, Woodard ha trascorso diverso tempo a Nueva Germania. «È gente povera, spiantata, isolata. Non c’è telefono né internet. Solo alcune abitazioni hanno la corrente elettrica. Quando sono arrivato, e gli ho fatto presente che ero anch’io vegetariano, mi hanno riso in faccia. Nessuno di loro è vegetariano». In generale, come riferito recentemente al Sole 24 Ore da Massimo Bortoletto, direttore della Camera di Commercio italo-paraguayana, il Paraguay «resta un paese sconosciuto, di cui nessuno parla e che pochissimi si spingono a visitare».

«Prima della partenza per il Paraguay, nella mia immaginazione quei tedeschi biondi, rossicci, prigionieri di un limbo tropicale, che parlavano un misto di tedesco antico e guaranì, erano diventati delle specie di celebrities». Il timbro frusciante della voce di Woodard, che a tratti si prosciuga, scompare e poi torna ad affiorare, ricorda il flusso placido di una vecchia radio a valvole. Il modo con cui porta la tazza di caffè alle labbra, con cui siede accavallando le gambe, insieme alla cura che anticipa la scelta di ogni parola, rendono di colpo vivo e plausibile un remoto cliché di eleganza. Quel contegno estinto e mitteleuropeo, nonostante le origini californiane, che era già declinante nei romanzi di Thomas Mann. «La comunità di Nueva Germania, specie nei membri più anziani, conserva la riservatezza, quelle cupe apparenze, direi, che costituivano un tratto culturale delle popolazioni sassoni da cui discendono. Poi si aprono, in particolare certe anziane signore, e diventano deliziosi». Nei primi decenni del ‘900 partirono dalla Germania altre ondate migratorie, formate da seguaci del credo mennonita, una variante dell’anabattismo. Non avevano tuttavia l’alimento utopico e ideologico che spinse per mare i fondatori di Nueva Germania. «Fino a qualche tempo fa i discendenti perseveravano nel costume degli antenati. Cioè in una forma di diffidenza, xenofobia e arcigna chiusura identitaria che ha interdetto ogni rapporto con i Guaranì. Per lungo tempo si sono sposati tra di loro, con le conseguenze che l’endogamia può portare sul piano biologico ed ereditario. Le nuove generazioni, invece, sono molto più aperte. Si sono meticciate e ritengono che lo stile di vita dei paraguayani sia più allegro e seducente dell’ambiente in cui sono cresciuti».

Nel 2005 il consiglio di Juniper Hills, nonostante una lettera d’incoraggiamento spedita dall’ex vice presidente USA Dick Cheney, ha deciso di bloccare il gemellaggio con Nueva Germania. Woodard, al contrario, si è speso su più fronti: ha ottenuto fondi e medicinali da parte di un paio di organizzazioni umanitarie; ha cercato di organizzare, senza successo, un festival wagneriano nei pressi della vecchia abitazione di Elisabeth; ha composto un inno dedicato al villaggio: “Our jungle holy land”. L’omaggio più sentimentale è consistito nella produzione, confezione e commercializzazione, con il marchio “Elizabeth Nietzsche’s yerba mate” di un’erba per il mate coltivata in loco.

Non lontano dalle baracche di Nueva Germania, negli anni ’50, avrebbe vissuto anche Josef Mengele, il medico volontario delle Waffen SS. Fu responsabile, nel campo di concentramento di Auschwitz, di esperimenti di eugenetica sul corpo dei deportati. Aggiunto all’antisemitismo di Elisabeth e Bernard Förster, potrebbe essere stato questo uno dei motivi che ha spinto Juniper Hills a negare la proposta di gemellaggio con Nueva Germania. Una nativa della colonia, che oggi vive in Canada, ha rivelato a Woodard che Mengele aveva l’abitudine di bussare alla porta di suo padre, la mattina presto, per invitarlo a bere whiskey.

«Tra i progetti portati avanti allo scopo di rianimare la microeconomia locale, ho anche cercato di avviare una piccola manifattura legata alla fabbricazione di dream machine». Si tratta di una macchina progettata da Brion Gysin, negli anni ’60, composta da una base girevole sopra la quale viene montato un cilindro di carta inciso con dei tagli geometrici. All’interno del cilindro si trova una fonte luminosa. La luce si proietta all’esterno e produce in chi la utilizza, esponendosi ad occhi chiusi contro la giostra di luce, una modificazione delle onde cerebrali e uno stato alterato di coscienza. Woodard ne ha costruite diverse, in passato. Una di queste venne commissionata da Kurt Cobain che, secondo una leggenda, ne avrebbe fatto un uso prolungato prima del suicidio commesso il 5 aprile 1994. Il progetto imprenditoriale non è mai partito. Del resto: «La storia di Nueva Germania è un frammento paradigmatico di cultura tedesca: un sogno che si disperde a contatto con la realtà».

Le lettere scambiate con Christian Kracht, spesso iniziano con la dicitura “Dear Sir”, “Esteemed master” e si chiudono con la firma “Your servant”. Vengono menzionati vocaboli polverosi ed esotici, come l’hindi e nietzscheano gangasrotogati: così come scorre il Gange.
“Five years”, pagina 43: «Mano a mano che la mia cognizione di Nueva Germania avanza, in misura crescente apprezzo i sentimenti che vivono nel profondo della sua gente. Soprattutto il disinteresse e l’impenetrabilità che mostrano nei confronti del corrotto mondo esterno. È molto toccante». Dopo la notizia dei progetti intrapresi a Nueva Germania, Woodard ha cominciato a ricevere mail da parte di soggetti ambigui e nostalgici del nazismo. E quindi? «Ne sono rimasto turbato. E infastidito». Le mail raccolte in “Five years”, oltre a descrivere un fitto lavorio editoriale – scambi di jpg, bozze di locandine, testi – e a narrare la parabola di confidenza e amicizia tra due intellettuali, documentano gli spostamenti di Woodard e Kracht lungo il pianeta Terra, alla ricerca di luoghi culturalmente eccentrici e di confine. Il festival del cinema di Pyongyang, in Corea del Nord; un cimitero anglotedesco in Afghanistan; un solstizio d’estate nei pressi del reattore 4, a Chernobyl. Riemergendo dal carteggio raccolto in “Five years”, di cui uscirà un secondo volume in dicembre e una traduzione in russo, sorge il dubbio che Woodard e Kracht abbiano trascorso mesi, anni, con le dita afferrate alla manopola di una banda AM, in cerca di segnali radio, ronzii, basse frequenze e frammenti di un mondo ancora forte, trascendente, estetico, utopico. Così, in una mail molto franca e malinconica, spedita il 1352005, Woodard racconta a Kracht di un incontro con Lydia Fischer, un’anziana signora di Nueva Germania, che forse, di tutto questo complicato cortocircuito, ha intuito il nodo e i sentimenti fondamentali: «Una volta, mentre ci trovavamo in conversazione, credo che mi abbia sorpreso con gli occhi lucidi, e credo che, per lei, siano stati la prova della mia provenienza da un mondo e da una cultura svuotati, disperatamente affamati…». In qualche modo: una vecchia fame, un desiderio di assoluto, un vecchio sogno che torna a turbare la psiche di noi postmoderni.

Al momento dei saluti, tra Tucholskystraße e Linienstraße, potremmo anche fingere di vivere in un altro tempo e chiederci chi dei due, nel tardo pomeriggio, andrà a contemplare le ninfee in uno stagno o ad ascoltare la nona diretta da Furtwängler, quindi accennare un inchino vecchia maniera. Per quanto mi riguarda, passerò la serata a controllare la posta. Al di là delle turbolenze finanziarie e delle accelerazioni della tecnoscienza, il mondo, nel XXI secolo, ci appare troppo scettico e prosaico. Non resta che arrenderci ad una pratica stretta di mano.